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Ubriachi alla guida, non serve il test: ad inchiodarli basta la parola della polizia

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ROMA - La Cassazione opera il giro di vite nei confronti di chi si mette ubriaco alla guida, sottolineando che per inchiodare gli ubriachi al volante basta la parola del poliziotto, anche se gli interessati si sono rifiutati di sottoporsi all'alcol test. In questo modo la quarta sezione penale ha bocciato la protesta di un automobilista marchigiano di 52 anni, Luciano G., condannato dal Tribunale di Ancona, nel febbraio 2008, a 2.000 euro di ammenda per guida in stato di ebbrezza. Per la verità, hanno dovuto rilevare i supremi giudici, il reato si è prescritto, ma in ogni caso Piazza Cavour non ha rinunciato a ricordare che la legge 160 del 2007 non ha abolito "la fattispecie di guida in stato di ebbrezza», anzi ne ha «inasprito l'apparato sanzionatorio".
Perciò gli "ermellini" hanno evidenziato che "non c'è motivo di ritenere che il nuovo sistema sanzionatorio precluda oggi al giudice di poter dimostrare l'esistenza dello stato di ebbrezza sulla base delle circostanze sintomatiche riferite dai verbalizzanti". Poco importa se l'automobilista ubriaco ha rifiutato di sottoporsi al test anti alcol, visto che "la configurabilità del reato di guida in stato di ebbrezza, pur sulla base dei soli dati sintomatici di tale condizione rilevati e riferiti dal verbalizzante» vale anche «con riferimento alle disposizioni introdotte con la riforma del 2007".