Ucraina: crociata contro la vodka
Ucraina: crociata contro la vodka
Il giro di vite governativo contro alcolici di ogni genere, non solo quelli leggeri, è cominciato ormai da qualche tempo, già con Yulia Tymoshenko al governo e prima del passaggio di consegna al nuovo premier Mikola Azarov avvenuto a marzo. All'inizio dell'anno sotto il vecchio governo è iniziato il divieto di fare pubblicità a bevande alcoliche su giornali e quotidiani e di vendere birra ai minorenni, un paio di settimane fa il nuovo gabinetto ha annunciato di voler aumentare drasticamente la tassa sui superalcolici con lo scopo cerchiobottista di rimpolpare le casse dello stato e scoraggiare l'abuso di vodka.
I tempi di crisi economica, dove da un lato l'industria produce di meno e dall'altro si tende a bere di più, in Ucraina l'allarme alcool riguarda soprattutto i giovani, tanto che secondo l'Oms (Organizzazione mondiale per la sanità) gli ucraini al di sotto dei 19 anni guidano la classifica mondiale per il consumo di alcolici. Si inizia a bere tra i 10 e i 13 anni, di solito ricevendo il primo bicchierino dai genitori (il 70% secondo le statistiche). Il 40% de minorenni alza il gomito regolarmente. A dominare i gusti dei teenager è la birra, il cui consumo negli ultimi dieci anni è decuplicato. Il problema riguarda comunque un po' tutta la società, con circa un milione di persone (su una popolazione di 46 milioni) affetta da alcolismo. Stando ai dati dell'Oms l'abuso di alcol è anche un elemento chiave per l'aumento delle malattie cardiovascolari che in Ucraina hanno un'incidenza doppia rispetto all'Europa occidentale.
Non stupisce dunque che politica tenti di intervenire a livello legislativo per contenere un fenomeno da cui essa stessa non è certo immune, come ha dimostrato proprio un anno fa il caso dell'ex ministro degli interni del governo Tymoshenko, Yuri Lutsenko, arrestato all'aeroporto di Francoforte dopo una sfuriata completamente ubriaco contro i poliziotti che gli avevano proibito di salire su un aereo diretto a Seoul.