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News di Alcologia

Un buon bicchiere fa salute, però...

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Un buon bicchiere fa salute, però...
Vino rosso fa buon sangue, recita un vecchio proverbio.
Ma se un bicchiere a tavola è addirittura salutare, tracannare è un pericolo specie per i giovani.
I consigli degli esperti.


Alcol: italiani attenti alla qualità
Italiani moderati nella quantità, più attenti alla qualità e all'associazione con il buon cibo rispetto al Nordeuropa. Per lo meno come media

nazionale. Però, se da un lato gli over 30 bevono meno alcol in maniera più responsabile rispetto al passato, si conferma la propensione dei

più giovani a esagerare nell'alzare il gomito. Insomma, i bevitori del Belpaese sono come il vino, la bevanda alcolica più gettonata (63 per

cento, contro 56 per la birra, 35 e 34 rispettivamente per i superalcolici e gli aperitivi): invecchiando migliorano.
E' questo il risultato della ricerca Lo stile del bere mediterraneo, condotta dall'Ispo di Renato Mannheimer per conto di Federvini, che ha

riguardato la popolazione dai 14 anni in avanti di cinque Paesi (oltre all'Italia, Francia, Malta, Germania, Gran Bretagna) e che fa seguito

a un'analoga indagine voluta nel 2009 dall'associazione che rappresenta l'industria nazionale di produzione, export e import di vini,

acquaviti, liquori, aceti, sciroppi e succhi d'uva.
Poco ma buono
L'obiettivo principale dell'indagine è stato verificare se, in fatto di consumo delle bevande alcoliche, lo stile di casa nostra si stia

uniformando al modello anglosassone o se la tendenza a recuperare, con l'avanzare dell'età, il gusto del bere di qualità continui a essere

una caratteristica tipicamente italiana. I dati hanno sentenziato: buona la seconda.
Ebbene, in Italia (con il 35 per cento e, in misura leggermente inferiore, in Francia con il 32) la tendenza a bere alcolici tutti i giorni,

o quasi, è più marcata che in Germania (26 per cento) e in Gran Bretagna (28 per cento) e Malta (18 per cento), paesi in cui si è più inclini

a concentrare le libagioni nel fine settimana. Scomponendo il dato nazionale per età, quello di diluire il consumo resta un'abitudine

maggiormente diffusa tra gli over 30 rispetto ai più giovani.
Al 76 per cento di noi italiani piace bere poco, ma bene, e in questo precediamo di un soffio francesi e maltesi (ex aequo col 75 per cento),

lasciando però a debita distanza tedeschi e britannici (rispettivamente 58 e 62 per cento). Non c'è storia neppure nell'accostamento buon

cibo-buon vino: in Italia, l'82 per cento ama bere mangiando bene, contro 71 per cento a Malta, 70 in Francia, 66 in Germania, 53 in Gran

Bretagna.
Giovanili eccessi
Il binge drinking, ossia bere dosi eccessive di alcolici non di frequente, ma in un tempo assai breve (almeno 5-6 bicchieri in un paio d'ore)

e lontano dai pasti per sbronzarsi, è un comportamento che riguarda solo il 6 per cento della popolazione nazionale nel suo complesso, contro l'8 di Malta, il 16 della Francia, il 17 della Gran Bretagna, il 20 della Germania. Anche lo sballo in discoteca o alle feste è mediamente meno dilagante in Italia (9 per cento) che altrove (il picco è in Germania con il 36 per cento).
Nel nostro Paese il binge drinking coinvolge soprattutto adolescenti e giovani, con due picchi tra 16-18 anni (31 per cento) e 22-24 anni (21

per cento). A quest'ultima fascia d'età tocca pure il primato di bere in maniera smodata in discoteca. Seguono i 16-18enni (40 per cento) e i

19-21enni (26 per cento).
E' però consolante che da noi questo consumo irresponsabile diminuisce al crescere dell'età, fino a scomparire praticamente dopo i 44 anni,

mentre in Germania tre adulti su dieci tra 25 e 44 anni continuano a darci dentro, così come in Gran Bretagna due ultraquarantenni su dieci

non demordono dal lasciarsi andare.
Ed è altrettanto consolante che, ripensando alle sbronze, il 77 per cento degli italici bevitori giudichi sbagliato esagerare e che il 70 per

cento mediti di non cascarci più in futuro.
Il primo drink
E' singolare che la percentuale di astemi sia simile in tutti i Paesi presi in esame dall'indagine: tra il 21 e il 26 per cento. Il primo

incontro col bicchiere avviene, per la maggior parte degli italiani, tra 17 e 18 anni (ma un 10 per cento fa conoscenza dell'alcol quando ha

meno di 14 anni). Più precoci, tra 14 e 16 anni, si dimostrano maltesi, tedeschi, inglesi e francesi.
Tutti hanno cominciato a bere regolarmente a pranzo e a cena dopo i 18 anni: tranne i tedeschi, lo hanno fatto insieme agli adulti.

Sostanziale unanimità, infine, sul tema alcol e guida: la stragrande maggioranza non si mette al volante quando ha bevuto alcolici, né sale

in auto se il guidatore appare alticcio.
Federvini: educare i ragazzi
«Federvini», ha detto il suo presidente Lamberto Vallarino Gancia, «ha voluto questa ricerca, a seguire quella di due anni fa, perché

considera necessario, stante il ruolo che intende espletare, avere un quadro esauriente dell'atteggiamento dei giovani verso il consumo di

bevande alcoliche. Dall'indagine Ispo è emerso che il modello mediterraneo possa costituire un esempio positivo di bere responsabile».
«Capire e discutere ogni aspetto inerente a questo tema», ha aggiunto Vallarino Gancia, «è fondamentale per aiutare i nostri giovani a

sviluppare un rapporto sano, equilibrato e piacevole con le bevande alcoliche. E un ruolo cruciale nell'affermare un modello di consumo

appropriato e nel tener lontani gli abusi lo hanno la famiglia, nel cui ambito avviene il primo incontro con l'alcol per molti ragazzi, e la

scuola. Modelli di comportamento, informazioni corrette e cultura del prodotto alcolico sono parte integrante della nostra tradizione e, come

tali, devono essere trasmessi alle generazioni future, con l'obiettivo che li condividano».
I numeri
35 per cento beve tutti i giorni o quasi
76 per cento preferisce bere poco, ma bene
82 per cento predilige bere mangiando bene
77 per cento ritiene sbagliato ubriacarsi
Vino rosso fa buon sangue
Allora è vero che il vino rosso fa buon sangue, come sostiene la saggezza popolare? Sembra di sì, stando a un recente studio effettuato

dall'Inran, l'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, con la collaborazione del centro ricerca e innovazione della

Fondazione Edmund Mach-Istituto agrario di San Michele all'Adige e del Dipartimento di scienze biochimiche dell'Università La Sapienza di

Roma.
Obiettivo dell'indagine, finanziata dal Ministero dell'agricoltura: valutare la capacità della bevanda cara a Bacco di limitare l'aumento nel

sangue dei grassi ossidati dopo un pasto molto ricco di cibi e condimenti "corposi".
Bocciata l'acqua
Allo studio hanno partecipato 12 volontari, 6 uomini e 6 donne di età compresa tra 24 e 35 anni, ai quali è stato servito un doppio

cheeseburger da 200 grammi, accompagnato da 300 millilitri di acqua. Dopo due settimane, replica: ma stavolta, al posto dell'acqua è stata

servita un uguale dose di vino rosso.
«Dal confronto», ha detto Fausta Natella, ricercatrice dell'Inran capofila dell'indagine, «è risultato che bere vino rosso ha evitato che

aumentassero nel sangue le sostanze, pericolose per la salute dell'organismo, generate dalla perossidazione dei grassi. Aumento che è stato invece osservato dopo il pasto con acqua».
«Purtroppo», ha aggiunto la scienziata, «siamo continuamente esposti alle incursioni di agenti ossidanti, che si trovano sia nell'ambiente,

sia negli alimenti che mangiamo. Adottando sane abitudini a tavola, possiamo aiutare l'organismo a contrastare gli aggressori: scegliendo

cibi poveri di grassi, che producono quindi poche scorie ossidate, e dando la preferenza ad alimenti generosamente provvisti di

antiossidanti, come frutta, verdura e, appunto, vino rosso».
Antiossidanti salvacuore
Il vino, qualunque sia il suo colore, è costituito da acqua, da alcol etilico, o etanolo, e da una piccola quota di altri ingredienti. Tra di

essi spiccano i flavonoidi, pigmenti che colorano la frutta e la verdura, e il resveratrolo, un polifenolo che si trova negli acini dell'uva.
Questi due elementi hanno una forte capacità antiossidante: sono in grado di rallentare l'invecchiamento delle cellule e aiutano a proteggere il cuore, tenendo sotto controllo il colesterolo e i trigliceridi. Una polizza, insomma, per una vita più longeva all'insegna del benessere.
Dosare le libagioni
Bisogna ovviamente non darci dentro, perché l'alcol in dosi generose si trasforma da buon alleato in temibile avversario. Come conferma un

principio della farmacologia, secondo il quale la differenza tra benefico e tossico la fa la quantità.
Su questo l'Inran è tassativo. Per misurare il livello consigliabile, rammentano le sue "Linee guida per una sana alimentazione italiana", si

ricorre all'unità alcolica, che corrisponde a circa 12 grammi di etanolo: una dose contenuta in 125 millilitri di vino di media gradazione

(12 gradi), vale a dire un bicchiere da tavola non colmo fino all'orlo.
Un uomo adulto sano, se non beve altri alcolici, può permettersi fino a tre unità alcoliche al giorno, pari a tre bicchieri di vino, bianco,

rosso o rosato che sia. Si tratta di un valore di riferimento, giacché un quantitativo giudicato appropriato per una persona può risultare

eccessivo per un'altra: un parere del proprio medico, in proposito, non guasta.
Per le donne, sempre adulte e sane, la quantità quotidiana (se non bevono altro alcol), si riduce a non più di due bicchieri, perché il loro

organismo tollera meno l'etanolo rispetto a quello maschile. Per due motivi: innanzitutto, la donna pesa generalmente meno dell'uomo;

inoltre, il fegato muliebre produce meno alcoldeidrogenasi, un enzima che ha il compito di metabolizzare l'alcol per accelerarne lo

smaltimento, dal momento che non può essere accumulato nell'organismo.
Le donne in gravidanza, ammonisce l'Inran, dovrebbero smettere di bere alcolici o, almeno, ridimensionare drasticamente le dosi a non più di

una-due unità alcoliche alla settimana.
Quanto agli anziani, l'efficienza del metabolismo dell'etanolo cala in modo rilevante, per cui è saggio ridurre il consumo quotidiano a una

sola unità alcolica. E molta attenzione devono fare quelli che prendono farmaci per curarsi, ascoltando il proprio medico sull'opportunità o

meno di bere.
Disco rosso per bambini e adolescenti under 16, sia per un'imperfetta capacità del loro organismo di trasformare l'alcol, sia perché quanto è

più precoce l'incontro con il primo bicchiere, tanto più sale il rischio di esagerare negli anni successivi. Niente bevute a digiuno.
Il vino, raccomanda l'Inran, va bevuto nei pasti principali della giornata, così da rallentare l'assorbimento dell'alcol nell'organismo. Se

lo si manda giù a digiuno, l'etanolo entra subito in circolazione nel sangue, influenzando negativamente le cellule nervose: in breve, si è

presto preda di stordimento ed ebbrezza, soprattutto se non si è abituati agli alcolici.
E' poi opportuno bere a piccoli sorsi e non tutto d'un fiato, in ossequio al detto "si beve l'acqua, si degusta il vino", per permettere al

fegato di lavorare l'alcol etilico senza affanno: in media, un bicchiere di vino viene smaltito in circa 2 ore, ma sulla velocità di

smaltimento degli alcolici influiscono diversi fattori, per esempio sesso, etnia, costituzione fisica, abitudine a bere, malattie, uso di

farmaci.
Infine, per fare bene il vino deve anche essere buono, genuino. Meglio dunque puntare sulle produzioni a denominazione di origine controllata

e garantita, quelle cioè che si fregiano dei marchi doc e docg.
Non va inoltre dimenticato che, seppure sia praticamente privo di nutrienti, l'alcol è comunque calorico. Un grammo fornisce 7 calorie: un

bicchiere di vino a 12 gradi ne vale dunque 84, un bicchierino di liquore a 40 gradi (40 millilitri) ne ha 94 e 100 una lattina di birra a

4,5 gradi (330 millilitri). Quando si beve, occorre dunque mangiare un po' meno, perché nel bilancio energetico entrano anche tali calorie.
Ragazzi: degustare, non tracannare
Si racconta che l'America non ebbe mai così tanta sete come negli anni del proibizionismo alcolico. Anche da noi, spesso e volentieri, i

ragazzi sono refrattari ai divieti e il bicchiere facile è uno dei modi per dire no alle imposizioni, per assaporare l'ebbrezza del proibito.

In ciò spesso assecondati da baristi e gestori di locali pubblici di pochi scrupoli.
Né fanno presa i moniti sui rischi per la salute di sbronze, binge drinking, "drunkoressia" (digiunare per uno o due giorni per paura di

ingrassare rimpinzandosi d'alcol): alle malattie ci si penserà quando sarà il momento.
«Nessun alimento, né bevanda, «afferma la dietologa Pia Bonanni, «è di per sé nocivo. La pericolosità dipende dal quanto e dal come. Bisogna dunque insegnare a giovani e adolescenti che bere in maniera appropriata può essere piacevole e giovare pure al benessere personale».
Ecco qualche dritta.
- Mangiare prima di bere, perché il cibo rallenta l'assorbimento dell'alcol.
- Non tracannare, ma degustare a piccoli sorsi. Il palato ne ricava maggiore soddisfazione, informando di ciò il cervello, e l'alcol entra in

circolazione più lentamente.
- Occhio alla qualità: su un bicchiere di vino doc o un boccale di buona birra, purché sia uno, anche i medici sono disposti a chiudere un

occhio. Massima cautela verso aperitivi e liquori a basso prezzo: quasi mai soddisfano e, complice la convenienza, si è pertanto indotti a

mandarne giù parecchie dosi.
- I cocktail che mescolano l'alcol con bibite gassate arrivano al sangue più in fretta, perché le bollicine irritano le pareti dello stomaco

accelerando l'assorbimento del miscuglio.
- I drink a base di alcol e bevande zuccherate o caffeinate (come sono diversi "energy drink") creano un illusorio effetto gradevolezza,

incentivando a fare il bis.
- Evitare le cosiddette bibite antisbronza, a base di sostanze vegetali quali carciofo, melissa, limone, cardo, che avrebbero la capacità di

abbassare il tasso alcolico nel sangue. Di per sé sono innocue, ma possono risultare molto pericolose, perché spingono a bere troppo nell'

illusione di mantenere mente e riflessi pronti, così da mettersi tranquillamente alla guida.
Il Chianti classico difende l'ambiente
Grazie all'uso dei tappi in sughero, che per loro natura assorbono l'anidride carbonica (durante la sua vita ogni tappo ne assorbe 8,8

grammi), il Consorzio del Chianti Classico aiuta l'ambiente: i tappi dei suoi 40 milioni di bottiglie assorbono infatti 352.000 kg di Co2

all'anno, pari a 964 kg al giorno, e cioè 40,16 kg ogni ora, 27,83 grammi ogni minuto e 0,46 grammi ogni secondo.
Un materiale 100% sostenibile
Riciclabili e rinnovabili, i tappi in sughero hanno emissioni di biossido di carbonio 24 volte inferiori a quelle degli screwcaps (i tappi a

vite in alluminio) e 10 volte inferiori a quelle delle chiusure sintetiche. Con la raccolta ed il riciclo di tutti i suoi tappi in sughero,

inizia la rivoluzione "verde" del Consorzio Vino Chianti Classico che con Il Gallo Nero per Save Miguel diventa partner ufficiale di Amorim

Cork Italia, azienda leader mondiale nella produzione di tappi in sughero, rappresentando il mondo del vino italiano nella campagna per

sensibilizzare enoappassionati e addetti ai lavori sull'importanza dell'utilizzo dei tappi in sughero, per una maggiore qualità del prodotto

imbottigliato e una scelta eco-sostenibile, per preservare il patrimonio floro-faunistico delle foreste di sughere nel mondo.
A partire da Chianti Classico Collection, l'evento promosso dal Consorzio Vino Chianti Classico destinato alla stampa e agli operatori, alla

Stazione Leopolda di Firenze il 15 e 16 febbraio, per presentare l'anteprima delle annate 2010, 2009 e della Riserva 2008 del Chianti

Classico (info: www.chianticlassicocollection.it ), il progetto prevede la raccolta ed il riciclo dei tappi in sughero in tutti i principali

eventi dove sarà presente il Consorzio grazie a speciali raccoglitori facilmente individuabili. Il riutilizzo dei tappi servirà per la

costruzione di una linea esclusiva di oggetti di design disegnati dai giovani studenti dell'Istituto Europeo di Design (Ied) di Firenze.
Save Miguel è la campagna promossa da Amorim per la salvaguardia di uno degli ecosistemi più ricchi del pianeta, dall'inquinamento e dalla desertificazione ambientale e sociale. Visitando il sito www.savemiguel.com si potrà adottare virtualmente una quercia da sughero ed entrare nella grande community della campagna amica dell'ambiente.
Maurizio Bianchi e Giusi Galimberti


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)