Una nuova marca di vodka che protegge il fegato dall'alcol?
La nuova marca di vodka che protegge il fegato dall'alcol, ma è davvero così?
Scritto da Dominella Trunfio
Si chiama Bellion vodka ed è la prima bevanda alcolica al mondo realizzata con la tecnologia NTX che promette di ridurre in maniera significativa i danni causati dall’alcol al fegato.
La tecnologia NTX è un preparato naturale a base di glicirizzina che è un estratto di radice di liquirizia, mannitolo e sorbato di potassio, sviluppata dall’imprenditore indiano Harsha Chigurupati che la spaccia come "una miscela esclusiva di ingredienti capace di proteggere il fegato dagli effetti nocivi del consumo di alcol senza alterare il gusto della bevanda stessa".
Secondo l’imprenditore, che sostiene di aver passato 10 anni della sua vita a sperimentare la tecnologia, aver miscelato il preparato alla vodka ha portato a una svolta: quella di non doversi più preoccupare che il proprio fegato venga distrutto dall'alcol.
"La bevanda è già in commercio in India e in 15 stati americani. Da adesso in poi è possibile bere alcolici, godendo a pieno della bevanda ma proteggendo il fegato e il Dna", sostiene Chigurupati.
Che detto così, potrebbe suonare: "Bevete tranquillamente, tanto non fa male alla salute". Sarà per questo che la Food and Drug Administration unitamente al Dipartimento Alcol e Tabacco statunitense hanno posto un fermo divieto alla commercializzazione del preparato naturale. Secondo entrambi, pur non negando che la sostanza abbia questo effetto sul fegato e sul Dna, vendere il prodotto significherebbe incentivare l’uso ( e abuso) di alcol.
Risposta immediata quella della società indiana secondo cui, invece, il governo americano non darebbe il via libera per una mera questione economica legata ad assistenza sanitaria, a proventi derivati dai trapianti di fegato e ai medicinali delle case farmaceutiche.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/21362-alcol-vodka-fegato
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)