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News di Alcologia

Una vita in fumo: considerazioni sul tabagismo giovanile

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a cura della dr.ssa Bruccoleri

Una vita in fumo

Prendo spunto per questo articolo da alcune mie recenti partecipazioni ad un programma televisivo locale per ragazzi dal

titolo "Pensieri&Parole" ideato da un brillante giovane come Giuseppe Cacciatore. La presenza massiccia di ragazzi all'

interno di quello studio che partecipa molto genuinamente e appassionatamente ai vari argomenti scelti danno la dimensione di

quante valide menti e di quanti animi profondi e sensibili si celino dietro quegli adolescenti oggi spesso trascurati e

svalutati.
L'ultimo argomento affrontato è stato molto interessante e piuttosto serio per questa gioventù, sebbene forse lo sia per una

fascia di età anche più avanzata: la dipendenza dal fumo. Per alcuni è un vizio, per altri un innocuo piacere, ma forse i due

termini non si escludono così facilmente. Di certo si inizia per piacere per poi terminare in un vortice vizioso dal quale

una volta dentro non è più così semplice uscirne. Si crede, erroneamente, che il fumo aiuti in varie situazioni, ma nessuno

pensa davvero al perché dopo un po' non si riesce più a smettere.
Volendo dare un po' di numeri diciamo che i giovani fumatori, tra i 15 e i 24 anni d'età, rappresentano il 21,9 percento.

Proprio in questa fascia d'età una indagine ha rilevato che il 34,5 percento dei baby-fumatori inizia ad aspirare le "bionde"

prima dei 15 anni e il 50,8 percento tra i 15 e i 17 anni: quindi l'85,3 percento dei ragazzi inizia a fumare prima del

18esimo anno d'età, quando frequentano ancora la scuola.
Ancora secondo i dati il 73,4 percento dei giovani fumatori prende il vizio sotto l'influenza degli amici: si fuma perché "lo

fanno tutti"
In adolescenza la dipendenza viene così associata al desiderio di assumere un comportamento trasgressivo. Fumare diviene in

questo modo un gesto ripetitivo e abituale, associato a situazioni, sensazioni e particolari momenti della giornata.
Ma dal punto di vista psicologico più profondo la dipendenza diventa quasi una risposta funzionale ad un disagio, spesso

relazionale.
L'adolescente, in questa sua delicata fase, sperimenta sentimenti di incertezza, inadeguatezza, scarsa fiducia in se stesso,

teme di sbagliare, di non essere all'altezza, di non essere considerato per come vorrebbe, per cui si ritrova con un forte

bisogno di ridurre i suoi stati di disagio e regolare le proprie emozioni.
Una delle principali funzioni della sigaretta è quella di essere facilmente a portata di mano e di rappresentare quasi una

merce di scambio che permette di favorire o meno le relazioni: la sigaretta, è la prima cosa che si offre o si chiede quando

ci si conosce e un non fumatore è pericolosamente messo fuori da un circuito relazionale fragile e instabile, ma

assolutamente codificato. La sigaretta si regala, si scambia, si presta, si fuma insieme. Se non fumi sei fuori insomma.
Così al di là della ricerca del piacere che è innata nell'uomo ma spesso temporanea e fittizia, si inizia a fumare per la

ricerca di sensazioni forti, per quel bisogno di facilitazione sociale, per quella percezione di uguaglianza tra se e gli

altri che compensa il bisogno di coinvolgimento collettivo, per migliorare la percezione dell'immagine di sé e per quella

ricerca di autonomia, di emancipazione e di sfida. A conferma di ciò c'è anche una nuova ricerca che scopre che l'intensità

del desiderio di fumare le sigarette ha più a che fare con l'aspetto psicologico che non con gli effetti della nicotina come

sostanza chimica capace di causare dipendenza.
Allora, forse sarebbe anche più "semplice" smettere...essendoci però come componenti principali e necessari in ogni fumatore

motivazione e fiducia nelle proprie possibilità e poi, perché no, anche qualche intervento psicoterapeutico, di modo che la

vita non vada tutta in fumo.