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News di Alcologia

Undicesima Tradizione

Undicesima Tradizione

Undicesima Tradizione

 

 

“La politica delle nostre relazioni pubbliche è basata sull’attrazione più che sulla propaganda; noi abbiamo bisogno di conservare sempre l’a­nonimato personale a livello di stampa, radio e fumati”.

Abbiamo meditato a lungo su quanto enunciato nell’Undicesima Tradizione, sull’anonimato presso i mass-media, senza peraltro giungere a una vera e propria decisione univoca. Per nostra fortuna.

Su un punto però ci siamo trovati d’accordo le nostre attività di pubblica informazione dovrebbero basarsi unicamente sul concetto di attrazione e non di propaganda, proprio a salvaguardia di quell’anonima­to che ci ha permesso di uscire dal “problema alcol”. La propaganda potrebbe generare in chi non ci conosce l’illusione che Alcolisti Anonimi abbia delle certezze da offrire e delle speranze illusorie che il nostro Programma è ben lungi dal voler imporre a chicchessia. Nessuno di noi è missionario né tanto meno paladino di crociate “anti alcol”; siamo ben consci che il nostro scopo primario è rimanere sobri a aiutare altri amici a raggiungere e consolidare la propria sobrietà. L’attrazione invece ci permette di agire in modo che qualsiasi nuovo venuto possa sentirsi a proprio agio si dal momento in cui viene a fare parte del Gruppo.

Perché è così importante per noi mantenere sempre l’anonimato nei confronti dei mass-media? Una prima risposta a questa domanda potrebbe essere che nessuno di noi è l’ideatore del metodo che ci ha ridato la coscienza di noi stessi e restituiti alla capacità di usare le nostre intelligenze non più in modo autodistruttivo, ma creativo; è invece la coscienza di Gruppo che ci ha donato questa possibilità.

In secondo luogo, con l’anonimato possiamo tenere a bada il grande nemico sempre in agguato, il protagonismo, che di certo nuocerebbe in primo luogo a noi stessi e certamente all’immagine di A.A. tutta.

Con quale coerenza sacrificheremmo in pubblico il nostro anonima­to, pur garantendo nello stesso momento quello degli altri dentro e fuori del Gruppo? Quale fiducia ci verrebbe data? E dove andrebbe a finire il principio di uguaglianza di fronte alla malattia, il chiamarsi solo per nome senza chiedere informazioni riservate di alcun genere, regola basi­lare e colonna portante della nostra lunga strada comune verso il recu­pero? Certo, fra di noi ci sono sicuramente persone che ricoprono cari­che importanti e sono in qualche modo delle figure pubbliche. Come verrebbe garantito il loro anonimato?

Siamo ben consci che l’anonimato è frutto di consolidata esperienza e di errori precedenti. Ed è proprio dall’esperienza di chi è venuto prima di noi e di che oggi vive in A.A. assieme a noi che abbiamo tratto la forza di andare avanti e di (speriamo) crescere.

Per di più, quale credibilità avremmo se uno qualsiasi di noi si pre­sentasse dichiarando di possedere il metodo “infallibile” per guarire tutti dalla malattia alcolismo. D’altro canto, ci rendiamo conto che, se il man­tenere l’anonimato può avere creato presso i mass-media diffidenza e incredulità nei nostri confronti, a ben vedere, questa incomprensione viene ben presto fugata. Gli “altri” imparano a conoscere a fondo e ad apprezzare nella giusta misura noi e l’Associazione nel suo insieme.