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UNICEF: crisi e fattori di rischio

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Ue: la crisi che mangia i bambini

L'eurocrisi ha avuto un impatto pesante sui bambini dei paesi ricchi. E' l'esito dell'undicesimo report dell'Unicef, che ha evidenziato la regressione delle condizioni di vita dei più giovani tra gli italiani. Ben il 17% dei bimbi del nostro paese vive in condizioni di povertà, al ventiduesimo posto sui 29 paesi più ricchi del mondo.
Unicef, l'agenzia dell'Onu che si occupa dei bambini di tutto il globo. Nell'undicesimo rapporto sulla condizione del benessere dei più giovani tra gli abitanti dei 29 paesi più ricchi del pianeta, l'Unicef ha registrato un peggioramento della situazione per gli italiani più piccoli. Come ha dichiarato il presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera, la situazione del nostro paese è preoccupante. "Nello specifico l'Italia è al 23esimo posto nell'area del benessere materiale, al 17esimo posto nella salute e sicurezza, al 25esimo posto nell'istruzione; al 21esimo posto per quanto riguarda le condizioni abitative e ambientali". Inoltre, "In Italia il 17% dei bambini, pari a circa 1.750.000 minorenni, vive sotto la soglia di povertà. L'Italia ha anche il più alto tasso "NEET" (Not in Education, Employment or Training) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l'11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione".

DATI IN CONTRASTO - La buona notizia registra dall’Unicef è la forte riduzione dell’inquietante fenomeno del bullismo, che si è ridotto del 60% dall’inizio degli anni 2000. In questo momento l’Italia è il paese industrializzato dove si rileva il minor tasso di giovanissimi che hanno subito atti di bullismo, l’11%. Anche per quanto riguarda il tasso di mortalità infantile il nostro paese denota la miglior percentuale dell’Europa del Sud, anche se nella graduatoria complessiva l’Italia si trova al nono posto; è molto bassa anche la percentuale delle ragazze che hanno una gravidanza durante l’adolescenza, i quarti in assoluto tra le nazioni più ricche. L’Italia si piazza invece all’ultimo posto per l’esercizio fisico svolto dai bambini, che però subiscono uno dei livelli più alti di inquinamento atmosferico tra tutti i Paesi industrializzati. L’Italia ha il quarto tasso più basso di abuso di alcol, ma si classifica al 22esimo posto per il tasso di fumo tra gli adolescenti. Sul fronte scolastico, il nostro paese occupa il 24esimo posto per i risultati scolastici conseguiti, prima di Spagna e Grecia, migliorando di 10 punti la sua posizione nel corso degli anni 2000. Inoltre ha il sesto tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia, ma occupa il 22esimo posto per la partecipazione a forme di istruzione superiore.

VITTIME DELLA CRISI - L’analisi di Unicef si basa sul paragone di cinque parametri: la situazione abitativa, il benessere materiale, la salute, l’istruzione così come i comportamenti rischiosi, tra i quali sono indicati l’alcolismo, il bullismo, il consumo di stupefacenti e le gravidanze precoci. Nella presentazione dell’undicesimo rapporto dell’agenzia dell’Onu l’Unicef ha rimarcato come si palesi che i bambini sono stati tra le maggiori vittime della crisi. Nella graduatoria dei 29 paesi più industrializzati la condizione dei più piccoli è peggiorata, così che la Grecia ora occupa la venticinquesima posizione, l’Italia come già detto la ventiduesima, il Portogallo la diciannovesima, molto lontani dal Nord Europa che è il luogo dove i più giovani stanno meglio. La Spagna è crollata dal quinto al diciannovesimo posto nell’arco di dieci anni.

POVERTA’ IN CRESCITA - Secondo l’Unicef si registra un aumento della povertà che colpisce i bambini. Gli autori dello studio evidenziano come il Pil, da questo punto di vista, non sia un indicatore affidabile, visto che la ricchezza nazionale superiore di un paese rispetto all’altro potrebbe comunque nascondere sacche di povertà che colpiscono i più giovani nello stato più ricco. Per esempio in Portogallo i bambini sono meno poveri rispetto agli Stati Uniti, una nazione di gran lunga più ricca. Il più grave problema della povertà infantile è il fatto che i bambini che la subiscono ne subiranno gli effetti per tutta la vita. La mancanza di mezzi finanziari influenza secondo l’Unicef non solo lo sviluppo potenziale, ma anche la socializzazione e le chance di formazione. La povertà infantile non è però un semplice prodotto dell’andamento dell’economia, ma come viene sottolineato dal paragone tra i vari stati, essa dipende anche da precise scelte politiche.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)