338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Università di Cambridge: connessione tra giocatori d'azzardo patologici e superstizione

cufrad news alcologia GAP prevenzione dipendenza

Connessione tra giocatori d'azzardo patologici e superstizione

Una ricerca condotta dall'Università di Cambridge ha scoperto un legame tra impulsività nel gioco e ragionamento viziato (come credere in

rituali superstiziosi e alla fortuna) nelle persone col vizio del gioco.
Studiando i giocatori compulsivi che tentavano di essere curati presso la National Problem Gambling Clinic, i ricercatori hanno scoperto che

i giocatori con più alti livelli di impulsività erano molto più suscettibili ad errori di ragionamento legati al gioco, come ad esempio i

rituali superstiziosi (ad esempio portare un portafortuna) e una spiegazione alle perdite recenti (ad esempio la sfortuna o la macchina

‘fredda').
I risultati sono stati pubblicati oggi, 29 giugno, nella rivista Psychological Medicine. La ricerca, finanziata dal Medical Research Council

(MRC), ha avuto luogo presso la National Problem Gambling Clinic nel Regno Unito, che ha aperto nel 2008 ed è finanziata dal servizio

sanitario nazionale per curare la malattia da gioco.
Mentre il gioco d'azzardo è una forma popolare di intrattenimento per molte persone, il problema del gioco d'azzardo patologico è una

diagnosi psichiatrica riconosciuta che colpisce circa l'1% della popolazione britannica (in Italia si stimano circa l'1-3% sul totale dei

giocatori d'azzardo, secondo i dati raccolti da Alea, l'Associazione per lo studio del gioco d'azzardo, quindi a circa 700.000 persone). I

sintomi includono una perdita di controllo sul gioco d'azzardo, i sintomi di astinenza quali irritabilità, e le varie conseguenze negative,

tra cui debiti di gioco e difficoltà familiari.
La dott.ssa Luca Clark, presso il Dipartimento di Psichiatria Sperimentale dell'Università di Cambridge , ha dichiarato: "Il legame tra

credenze e impulsività nel gioco d'azzardo ci suggerisce che l'alto grado di impulsività predisponga a una serie di distorsioni più complesse

- come le superstizioni - che i giocatori spesso hanno avuto durante la nostra ricerca. Questo ci aiuta a unire queste due cause probabili

alla base del problema del gioco d'azzardo, facendo luce sul perché alcune persone sono inclini a diventare giocatori d'azzardo patologici".
I ricercatori, dell'Università di Cambridge e dell'Imperial College di Londra, hanno analizzato 30 giocatori in cerca di cure presso la

clinica, confrontandoli con 30 non-giocatori.
I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti una serie di questioni finanziarie che coinvolgevano piccole quantità di denaro disponibili

immediatamente contro grandi quantità di denaro in futuro (ad esempio, "preferisce oggi 20 sterline o 35 in due settimane?) Per testare l'

impulsività. I giocatori erano significativamente più propensi a scegliere la ricompensa immediata nonostante il fatto che fossero meno soldi

(gli psicologi hanno definito l'impulsività in questo caso come una preferenza per le ricompense immediate).
Inoltre, da un questionario si è appreso che i giocatori d'azzardo sono stati particolarmente impulsivi durante gli umori alti o bassi, che

sono spesso spunti che possono scatenare il gioco d'azzardo.
La ricerca ha trovato nei giocatori inglesi che coloro con più alti livelli di impulsività erano anche più suscettibili ad errori in vari

ragionamenti che si verificano durante il gioco d'azzardo, tra cui un aumento di rituali superstiziosi e la ricerca di una causa per le

perdite, come la sfortuna.
Il gruppo di studio era prevalentemente di sesso maschile, e ha sperimentato un tasso moderato di altri problemi di salute mentale tra cui la

depressione e l'abuso di alcool.
Il dott. Clark ha aggiunto: "Ci sono sviluppi promettenti per il trattamento del gioco d'azzardo problematico, come le terapie psicologiche

e i farmaci. Speriamo che la nostra ricerca possa fornire ulteriori indizi sul problema e informazioni su eventuali nuovi trattamenti

futuri.".

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)