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Università di Copenaghen: alcol in gravidanza, poco non danneggerebbe il bambino

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Alcol in gravidanza: poco non danneggerebbe il bambino

Secondo un nuovo studio l’assunzione di alcol da bassa a moderata non avrebbe effetti neuropsicologici sul nascituro
La questione alcol in gravidanza è sempre dibattuta. Sono infatti in molti a sostenere che le bevande alcoliche dovrebbero essere bandite del tutto quando si è incinta. Per contro, vi sono altri esperti che sostengono come invece una piccola quantità di alcol possa non essere dannosa. Tra questi, un nuovo studio svedese condotto in team dai ricercatori dell’Università di Aarhus e dell’Università di Copenaghen.

I ricercatori Ulrik Schioler Kesmodel, Erik Lykke Mortensen e colleghi hanno analizzato i dati relativi a 1.628 donne incinte, seguite per cinque anni. L’età media delle neomamme era 30,9 anni, di cui il 50,1 percento erano primipare; il 12,1 percento erano single e il 31,4 per cento ha riferito di aver fumato durante la gravidanza.
Lo studio ha prodotto 5 documenti in cui si riportano i risultati dell’osservazione degli effetti dell’alcol sul bambino in base alla quantità: da bassa a moderata fino ad alta, e quella compulsiva – oggi nota anche come “binge drinking”.

Per “basso consumo” medio settimanale di alcol si intendeva l’assunzione da 1 a 4 drink a settimana; per “consumo moderato” da 5 a 8 bicchieri a settimana; per “alto consumo” invece si intendeva l’assunzione di 9 o più drink a settimana. La compulsione, o binge drinking, prevedeva 5 o più bevande in un’unica occasione. I valori di comparazione sono stati considerati in base alla definizione del Danish National Board of Health, in cui si afferma che una bevanda standard è pari a 12 grammi di alcol puro, tenendo tuttavia conto che la quantità di alcol in una bevanda standard varia significativamente da Paese a Paese – e spesso in altri Paesi è più bassa: tra questi l’Italia dove si considerano 10 grammi.

Nei cinque anni di osservazione, i ricercatori hanno valutato gli effetti dell’alcol sulle funzioni cognitive, il QI, il grado di attenzione e le funzioni esecutive come la pianificazione e l’organizzazione e, infine, l’autocontrollo dei bambini.
I risultati finali, pubblicati su BJOG: An International Journal of Obstetrics and Gynaecology, hanno mostrato che un basso consumo di alcol non aveva effetti significativi sullo sviluppo neurologico del bambino nei primi cinque anni di vita. La stessa cosa pare si mostrasse anche nel caso del binge drinking.
Queste osservazioni sono riferite ai test per il quoziente intellettivo e mostravano che non vi erano differenze sostanziali tra i bambini le cui mamme avevano bevuto durante la gravidanza da 1 a 4 drink e anche da 5 a 8 drink a settimana, rispetto alle madri astemie.

Le cose cambiavano invece quando l’assunzione di alcol superava i 9 bicchieri a settimana: in questo caso si evidenziavano problemi di attenzione, che risultava più bassa sia nella qualità che nel tempo. Nei test d’intelligenza non si sono tuttavia mostrate significative differenze nei figli di madri che bevevano fino a 8 bicchieri a settimana, rispetto ai bambini delle donne che si erano astenute dal bere: il limite, dunque, pare fosse negli otto bicchieri, poiché già dal nono in poi si evidenziavano dei problemi.

«Un’alta esposizione prenatale all’alcol è sempre stata associata con effetti negativi sul neurosviluppo – scrivono i ricercatori – Aree come l’intelligenza, l’attenzione e le funzioni esecutive sono stati trovate essere particolarmente vulnerabili. Tuttavia, poco si sa circa gli effetti della bassa a moderata media settimanale di consumo e il binge drinking. I nostri risultati mostrano che basso o moderato livello d’alcol non è associato con effetti negativi sui bambini dai cinque anni. Tuttavia, nonostante questi risultati, ulteriori studi su larga scala dovrebbero essere intrapresi per approfondire i possibili effetti».
Il consiglio degli scienziati, anche a fronte dei risultati dello studio, rimane comunque quello di astenersi dal bere in gravidanza, anche se in basse quantità pare possano non destare preoccupazioni.
Nel dubbio, in ogni caso, è sempre meglio astenersi.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)