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Università di Losanna: la spettrometria degli isotopi racconta la storia delle sostanze

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La spettrometria degli isotopi racconta la storia delle sostanze

In un recente articolo pubblicato sulla rivista Forensic Science International, Natacha Gentile e collaboratori della scuola di scienze

criminali presso l'Università di Losanna (Svizzera) propongono un approccio metodologico in sei stadi considerati fondamentali per l'uso

della spettrometria di massa isotopica o IRMS (isotope ratio mass spectrometry). Questa è una tecnica che attraverso l'analisi degli isotopi,

consente di ottenere dati utili a risalire all'origine delle sostanze analizzate, sia in termini di provenienza geografica che della sua

"storia" chimica e biologica. Il rapporto tra il contenuto degli isotopi stabili di un determinato elemento (generalmente il carbonio ma

anche idrogeno, ossigeno, azoto etc) presenti in una sostanza dipende infatti dalla fonte o origine della sostanza stessa e consente di

distinguere un campione da un altro, nonostante presentino identica composizione chimica. Ne risulta un interessante campo di applicabilità

nell'ambito delle scienze forensi, quando si vuole ad esempio determinare l'origine o le vie di produzione e traffico di una determinata

droga. Effettivamente si sta riscontrando un crescente interesse in questa metodologia tra vari gruppi di ricerca, tuttavia si osserva una

eterogeneità nella sua applicazione, con modalità di analisi, sequenza procedurale, uso di standard che variano da laboratorio a laboratorio,

senza avere a disposizione secondo i ricercatori, un protocollo che abbia incontrato il consenso definitivo della comunità scientifica.
Gli autori del presente studio propongono, dunque, sulla base di quanto riportato in letteratura o da loro sperimentato, un processo

suddiviso in sei diversi stadi fondamentali da seguire, che iniziano dalla definizione del problema da studiare per arrivare alla fine, alla

interpretazione dei risultati. La metodologia IRMS è piuttosto complessa ed anche costosa e andrebbe presa in considerazione solo quando

altre tecniche hanno mostrato dei limiti nella risoluzione del problema in corso. Il processo parte da considerazioni sulla preparazione del

campione da analizzare; selezione e utilizzo degli standard; metodi di implementazione; trattamento dei dati (controllo di qualità, risultati

accettabili o meno; normalizzazione dei dati grezzi); infine l'interpretazione dei risultati, sia in termini di intra/intervariabilità che di

visualizzazione dei dati ottenuti. La determinazione del rapporto isotopico stabile e la sua significatività in ambito forense deriva dunque

da una serie di diversi passaggi procedurali che secondo gli autori, dovrebbero venir presi in considerazione - anche se non esaustivi - al

fine di ottenere dei risultati di qualità, sufficientemente robusti da permettere sia analisi retrospettive (ad esempio facendo delle

ricerche su database) che di comparazione dei risultati tra laboratori diversi.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)