Università di Yale: meccanismi neuronali coinvolti nella dipendenza da fumo e possibili implicazioni terapeutiche
Università di Yale: meccanismi neuronali coinvolti nella dipendenza da fumo e possibili implicazioni terapeutiche
di Anna Lisa Bonfranceschi
Smettere di fumare è possibile. Ma serve una buona dose di tecnica e metodo (oltre, ovviamene a una discreta forza di
volontà). Sapere cosa e come fare per abbandonare il vizio del fumo infatti "allena" il cervello a resistere al desiderio di
accendere una sigaretta perché modifica l'attività neuronale di due diverse aree cerebrali. Lo rivela uno studio pubblicato
su Proceeding of the National Academy of Sciences guidato da Hedy Kober dell'Università di Yale (Connecticut, Usa).
Una delle terapie di successo più utilizzate per diminuire la dipendenza dalle sigarette consiste nell'indurre i fumatori a
pensare agli effetti negativi a lungo termine del fumo, un esempio di strategia cognitiva. Ma, il meccanismo con cui il
sistema nervoso riesce a controllare il desiderio di fumare, non è però noto.
Per comprenderlo, i ricercatori hanno osservato, tramite la risonanza magnetica funzionale (Rfm), cosa accadeva nel cervello
di 21 fumatori in terapia cognitiva quando mostravano loro immagini di sigarette o di cibo. In questo modo gli scienziati
hanno visto che, grazie alla terapia, i volontari reagivano a entrambi gli stimoli allo stesso modo e quindi gestivano il
desiderio di fumare come controllavano quello di mangiare. Nello specifico la Rfm ha rivelato cambiamenti di attività in due
regioni del cervello. Nella corteccia prefrontale, associata al controllo cognitivo e ai pensieri razionali, l'attività
neuronale era aumentata; nel corpo striato, invece, una zona coinvolta nella dipendenza da droghe e nella ricompensa,
l'attività era diminuita. Proprio questo cambiamento, secondo i ricercatori, permette ai fumatori di controllare il
desiderio di accendere una sigaretta, diminuendo quindi il rischio di ricadere nella dipendenza.