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Universit� della California: nuovi effetti cerebrali dell'alcol e possibili implicazioni terapeutiche

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fonte: Neuron
Un nuovo meccanismo, con un ruolo cruciale nel facilitare la motivazione verso la ricerca dell'alcol, anche dopo un lungo periodo di astinenza, è stato scoperto da un gruppo di ricercatori dell'Università della California, dall'Ernest Gallo Clinic and Research Center e dal Wheeler Center for the Neurobiology of Addiction. A darne notizia sono stati gli stessi ricercatori, tra cui Antonello Bonci e Woody Hopf, dalle pagine dell'ultimo numero della rivista Neuron.
Il meccanismo molecolare, responsabile della ricerca patologica dell'alcol, non è però ancora del tutto noto. Un aiuto per comprendere questi meccanismi, sostengono gli scienziati, può derivare da studi sperimentali su modelli animali, in grado di simulare il comportamento dell'uomo nei confronti delle droghe. Il gruppo di ricerca si è infatti occupato di esaminare il cervello di ratti, ai quali sono stati somministrati alcol o zucchero per circa due mesi, seguiti da un periodo di astinenza di tre settimane. E' stato osservato che nel cervello dei ratti che hanno consumato alcol si verifica un'aumentata attività del Nucleus Accumbens (NAcb), una zona del cervello particolarmente coinvolta nel circuito della dipendenza e delle ricadute, dovuta a un'inibizione degli SK channels (canali del potassio a bassa conduttanza attivati dal calcio). Tale accresciuta attività del NAcb, hanno verificato gli studiosi, può essere inibita con la somministrazione del chlorzoxazone, un farmaco già in commercio che riattiva gli Sk channels, prevenendo così le ricadute.
Antonello Bonci conclude sottolineando l'importanza della scoperta del chlorzoxazone che, insieme ad altri composti attivatori dei canali SK, può fornire un importante target di ricerca verso il quale indirizzare studi preclinici e clinici, per l'identificazione di sostanze appartenenti a questa famiglia.