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USA, nuovo studio spiega come l'alcol può aumentare il rischio di cancro

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USA, nuovo studio spiega come l'alcol può aumentare il rischio di cancro

Fonte: 244th ACS meeting


Titolo originale e autori: Silvia Balbo. First evidence from humans on how alcohol may boost risk of cancer. Press Conference.-244th National Meeting & Exposition of the American Chemical Society, Philadelphia, PA. August 19-23


Il consumo di alcol produce una sostanza che danneggia il DNA e può aumentare il rischio di cancro. E' quanto emerso da una ricerca presentata al 244mo meeting della Società Chimica Americana che si è svolto dal 19 al 23 agosto a Philadelphia negli Stati Uniti.
La ricerca guidata da Silvia Balbo della University of Minnesota, spiega come l'alcol contenuto in bevande quali birra, vino, superalcolici, venga trasformato nell'organismo, prima di essere eliminato, in acetaldeide, una sostanza chimica simile alla formaldeide, già nota per le sue proprietà cancerogene.
Da esperimenti di laboratorio era emerso che anche l'acetaldeide era in grado di provocare danni al DNA, il patrimonio genetico di ogni organismo vivente, formando degli "addotti" che giocano un ruolo nel processo di carcinogenesi. L'acetaldeide viene poi velocemente trasformata da un enzima presente nell'organismo (enzima deidrogenasi) in acetato, una sostanza meno tossica. Tuttavia nel caso di soggetti con una variante di questo enzima, come alcune popolazioni di discendenza asiatica, si assiste ad una difficoltà nel trasformare l'alcol in acetato, con un aumento del rischio di incorrere in cancro esofageo in seguito a consumo di alcolici.
La produzione di acetaldeide dopo assunzione di alcol è stata studiata su 10 volontari sani, non fumatori, ai quali è stata somministrata vodka a dosi crescenti una volta a settimana per tre settimane. I ricercatori dopo analisi, hanno osservato un livello degli addotti del DNA aumentato fino a 100 volte nelle cellule presenti nel cavo orale e nel sangue, nell'arco di qualche ora dall'assunzione, per poi diminuire nelle 24 ore, dimostrando dunque l'effettiva formazione nell'uomo, di acetaldeide e della sua capacità di interagire con il DNA, con i danni che ne possono conseguire per la salute dei bevitori.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)