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USA: studiato un "vaccino" anti-cocaina, bloccherebbe la sostanza prima che arrivi al cervello

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Un vaccino anti-cocaina: non la fa arrivare al cervello


Ricercatori Usa, induce gli anticorpi a bloccare la droga prima che passi alla barriera protettiva


Un vaccino per liberarsi dalla dittatura della polvere bianca, missione impossibile per alcuni "addice". È il progetto al quale stanno lavorando i ricercatori del Weill Cornell Medical College di New York City (Usa).


A gennaio 2011 lo studio in cui annunciavano di essere riusciti a rendere immuni dalla cocaina alcuni topi di laboratorio, somministrando loro un vaccino contenente frammenti del virus del raffreddore e molecole che "imitano" la sostanza stupefacente. Ora un altro passo avanti: con una tecnica di imaging molecolare, spiegano gli scienziati statunitensi durante il 59esimo meeting annuale della Society of Nuclear Medicine in corso a Miami, è possibile vedere come il vaccino induce gli anticorpi a "catturare" la droga prima che questa possa raggiungere il cervello.


«La vaccinazione offre un nuovo modello per il trattamento della dipendenza - sottolinea Shankar Vallabhajosula, professore del Dipartimento di radiologia del Weill Cornell Medical College - E le immagini ottenute con la Pet sui trasportatori della dopamina non solo offrono la prova che questo vaccino agisce come un trattamento per la dipendenza da cocaina, ma potrebbero potenzialmente aiutarci a verificare anche l'efficacia di vaccini per altre sostanze come l'eroina o la nicotina».


Gli esperti si sono concentrati sulla cocaina, molto utilizzata negli Usa e nel mondo: secondo il National Institute on Drug Abuse, solo negli States circa 1,4 milioni di persone ne erano dipendenti nel 2008. Di questi, circa 359 mila facevano uso di crack. La fascia d'età fra i 18 e i 25 anni risulta essere quella con i tassi di consumo più alti.


Il problema è molto sentito Oltreoceano anche per l'impatto sanitario: si stima che una visita su 4 di quelle eseguite nei pronto soccorso per problemi legati alle droghe sia per uso di cocaina. Lo sballo, spiegano i ricercatori, arriva quando la droga attraversa la barriera emato-encefalica e stimola i centri neurali che interagiscono con la dopamina, neurotrasmettitore coinvolto nel piacere. La sostanza si lega ai trasportatori della dopamina sulla superficie dei neuroni e impedisce al neurotrasmettitore di lasciare le sinapsi tra i neuroni, creando una rapida e intensa escalation di euforia e una sensazione di energia amplificata.


Il vaccino, chiamato dAd5GNE, è stato sviluppato da Ronald Crystal, professore di medicina genetica al Weill Cornell Medical College. Il sistema immunitario riconosce le particelle virali presenti nel vaccino, particelle che spingono gli anticorpi a fermare la cocaina nel sangue impedendo che entri nel cervello. Il vaccino impedisce così l'interazione con i trasportatori della dopamina ed elimina l'effetto "sballo".


I ricercatori hanno valutato in uno studio un metodo di imaging molecolare che permetta di ottenere le prove dell'effetto biologico del vaccino. La tomografia a emissione di positroni (Pet), secondo gli scienziati, si presta all'obiettivo in quanto permette, attraverso una particolare sonda molecolare, di valutare l'impatto del vaccino.


L'analisi con la Pet mostra che i gangli basali che giocano un ruolo chiave nel cervello sono illuminati come "fuochi artificiali" nel cervello del vaccinato, mentre sono lo sono di meno nel cervello degli "addice" poiché la sonda molecolare della Pet deve competere con la cocaina per interagire con i trasportatori della dopamina.


«Lo studio conferma la validità del vaccino e dimostra che le immagini della Pet risultano essere un potente strumento per la valutazione della dipendenza», conclude Vallabhajosula. Il vaccino al momento è stato testato su modelli animali e dovrà procedere nei trial clinici prima di diventare disponibile per il trattamento di persone con dipendenza da cocaina.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)