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Uso di cocaina in gravidanza, effetti sullo sviluppo del nascituro

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Uso di cocaina in gravidanza, effetti sullo sviluppo del nascituro
 

Fonte: Biol Psychiatry 
 

Titolo originale e autori: Rando K, Chaplin TM, Potenza MN et al Prenatal cocaine exposure and gray matter volume in adolescent boys and girls: relationship to substance use initiation-Biol Psychiatry. 2013 Oct 1;74(7):482-9. doi: 10.1016/j.biopsych.2013.04.030 


L’assunzione di cocaina durante la gravidanza può avere effetti sullo sviluppo del feto e sulla sua struttura celebrale, esponendo il nascituro a diverse problematiche comportamentali tra cui deficit dell’attenzione, stress, disturbi dell’umore e disturbi della memoria. Oltretutto, questi bambini sarebbero maggiormente predisposti all’uso di sostanze stupefacenti una volta raggiunta l’adolescenza. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Yale University School of Medicine e pubblicato sulla Rivista Biological Psychiatry.
Nello specifico, sono stati messi a confronto i dati raccolti su un campione di adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni, dei quali 42 esposti durante la gestazione alla cocaina, a fronte di 21 individui non esposti. A tutti i partecipanti allo studio, sono stati somministrati questionari circa l’utilizzo o meno di sostanze stupefacenti e sono stati sottoposti ad esami di neuroimaging strutturale e a dettagliate analisi tossicologiche delle urine. Tutti i soggetti analizzati non hanno lamentato patologie mentali di alcun tipo.
I risultati ottenuti dimostrerebbero che gli adolescenti esposti alla cocaina durante il periodo fetale presenterebbero, rispetto ai non esposti, un volume inferiore di materia grigia in regioni celebrali chiave che sono responsabili delle emozioni, della memoria e delle funzioni esecutive. In aggiunta a questo, i ricercatori hanno constatato una correlazione tra la diminuzione del volume di materia grigia e l’aumento delle probabilità di ricorrere all’uso di sostanze stupefacenti: ogni millilitro di decremento di materia grigia è risultato corrispondere ad un aumento della probabilità di inizio d’uso del 69,6 o dell’89%.
Queste specifiche alterazioni celebrali, concludono i ricercatori, potrebbero servire da biomarcatori di rischio di sviluppare in futuro delle dipendenze da sostanze psicoattive ed essere utilizzate per elaborare adeguate terapie di prevenzione.
 


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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)