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Varese, allarme dell'ASL: alcol come acqua a 11 anni, un adolescente su tre si ubriaca

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Giovani di spirito. Mortale
Allarme dall'Asl: alcol come acqua a 11 anni. Adolescenti: uno su tre si ubriaca, tantissimi bevono fuori pasto


Varese - Un tempo giocavano con le figurine. Oggi si scolano una birra.
Hanno ancora il moccio al naso ma nello zaino infilano il superalcolico alla moda, di nascosto dai genitori. E quando hanno qualche anno in più, ma sono ancora minorenni, vanno in giro la sera con l'amico più grande, con il baule dell'auto pieno di bottiglie e lattine. Nessuno scandalo, solo una tremenda realtà. I nostri ragazzi, anzi bambini, cominciano a bere in prima media.


Undici anni, questo il primo contatto con le bevande alcoliche anche se la cosa si fa più spessa verso i 14 anni. Prima degli 11 bevono vino il 10% dei ragazzini, il 9,6 la birra, il 2,7 soft drink e l'1,4 superalcolici. A 14 anni il 13,2% "conosce" il vino, il 17,8 la birra, il 19,7% soft drink e il 16,4 superalcolici.


Il consumo eccessivo (quaranta o più bevute nell'ultimo mese) inizia a manifestarsi a 15 anni e passa dal 3,4% dei quindicenni al 13,8 del sedicenni. "Dati che giustificano la massima attenzione da parte nostra e dei nostri servizi sui comportamenti a rischio e i nuovi fenomeni di dipendenza", dice il direttore generale dell'Asl di Varese, Giovanni Daverio.


Tra i quindici-diciannovenni varesini, le ubriacature sono consistenti: nell'ultimo anno, il 35,3% degli intervistati si è preso una "ciucca", dato che scende al 18,7% se si ha come riferimento l'ultimo mese. L'ennesimo allarme sulle abitudini degli adolescenti varesini e di chi è poco più che bambino, lo lancia la ricerca provinciale Wosap (su consumo di sostanze d'abuso e comportamenti a rischio) ultimata in luglio e realizzata dall'Osservatorio del Dipartimento delle dipendenze dell'Asl. L'indagine che lanciava l'allarme sigarette a 10 anni, ha scandagliato un fenomeno nuovo non per patologia ma per classi di età colpite. E cioè l'uso di alcol che diventa abuso quando riguarda poco più che bambini.


"L'alcol funziona come sedativo del sistema nervoso centrale e può provocare gravi danni - dice il direttore del Dipartimento Dipendenze, Vincenzo Marino -. Basti pensare che per entrare in coma sono sufficienti 3 grammi di alcol per litro di sangue e dunque i ragazzini sono esposti a un rischio maggiore".


Ad allarmare è il binge drinking, e cioè l'assunzione di sei bevande alcoliche in meno di un'ora. Impossibile, direte, voi.
Non per i ragazzi di oggi, dove questo fenomeno, con tutte le conseguenze del caso, spopola letteralmente tra i 18-24 anni, nel 21,8% dei maschi e nel 7,9 delle femmine. A preoccupare gli operatori della sanità, è un modello di consumo al quale non appartiene la nostra terra, e cioè quello nord-europeo, basato sul consumo di aperitivi e superalcolici fuori pasto.


"Una modalità più pericolosa per la salute - prosegue Marino - a scapito del consumo mediterraneo basato soprattutto su vino, mentre si pasteggia, quindi con l'assunzione di bevande a bassa gradazione alcolica e meno nocive rispetto ad altre".
Il consumo fuori pasto di alcol ha subito una impennata. La quota dei quattordici-diciassettenni che assume alcol fuori pasto (dati nazionali) è passato dal 15,5% del 2001 al 18,8 del 2011.


Inoltre i dati dicono che i bevitori non moderati e che hanno comportamenti a rischio per la salute sono, oltre a chi ha più di 65 anni (il 43% degli uomini contro il 10,9 delle donne) e i giovani tra i 18 e i 24 anni (il 22,8% dei maschi e l'8,4 delle femmine), anche gli adolescenti di 11-17 anni: ben il 14,1% dei maschi e l'8,4 delle femmine.

 

di Barbara Zanetti


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)