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Due birre: metà dei veneti fa uso di bevande alcoliche. Che si tratti di vino durante i pasti, di digestivi o di cocktail, il Veneto e Verona figurano, insieme a Friuli Venezia Giulia, Trentino e Val d'Aosta, in cima alla lista dei principali consumatori di alcol. «Il primo assaggio, nelle nostre zone, si fa già a 12 anni», spiega Emilio Cipriani, «ed è, probabilmente, una questione culturale: quasi sempre sono i nonni o i genitori che per primi offrono un goccio a nipoti e figli».
Nel Veneto si stima che i tre quarti della popolazione tra 18 e 69 anni consumino bevande alcoliche e che un quarto abbia abitudini di consumo considerabili a rischio per quantità o modalità di assunzione. Il dato positivo è che, nella nostra regione, medici e operatori paiono informarsi sui comportamenti dei loro pazienti in relazione al consumo di alcol in maniera superiore alla media nazionale (21% contro il 16%). «Il problema», aggiungono gli esperti, «è che i rischi per la salute vengono sottostimati». Mentre, invece, l'alcol figura al terzo posto tra i più importanti fattori di rischio di malattia e morte prematura, dopo il fumo e l'ipertensione.
E dall'assaggio casuale all'assunzione abituale, fino addirittura all'abuso, il passo non è poi così lungo: «Il campanello d'allarme per i genitori», continua Cipriani, «scatta in genere quando il ragazzo preferisce uscire con amici che bevono, a scapito magari degli altri».
Ed è qui che scatta l'abbinata alcol e guida. Un'abbinata preoccupante, dato che gli incidenti stradali costituiscono per tutti i Paesi europei un'effettiva emergenza non solo sanitaria, ma anche economica e sociale (secondo il ministero della Salute assorbono il 2,7% del Pil).
Nell'Unione europea un incidente su quattro è addebitabile all'abuso di alcol e non meno di 10mila persone muoiono ogni anno in incidenti stradali alcol-correlati. Secondo dati Aci-Istat, il 2,09% degli incidenti stradali in Italia è dovuto all'ebbrezza da alcol. Tra le aree geografiche più colpite, il nord Italia e, in particolare, il Veneto.