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Veneto, progetto "Pinocchio": baby-dipendenza da alcol e droghe già sui banchi di scuola

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Sballo alle elementari: baby-dipendenza da alcol e droghe già sui banchi di scuola
Il tossicologo Gallimberti ha testato 900 ragazzini col progetto "Pinocchio" attivo in tutto il Veneto: il quadro è allarmante


di Paolo Francesconi


VENEZIA - "Pinocchio" stavolta non racconta bugie, ma rivela sorprendenti verità. Pinocchio è il nome del progetto al secondo anno di attuazione di prevenzione in corso su 900 ragazzi di quinta elementare, prima, seconda e terza media della provincia di Rovigo coordinato dal professor Luigi Gallimberti, psichiatra, tossicologo e docente universitario padovano. Ne parla nel nuovo libro "Morire di piacere" (Bur Rizzoli, 11 euro; anche in e-book), che esce sette anni dopo il "Bere oscuro", diecimila copie vendute (e ancora vende), tante per un libro sull'alcolismo.


"Morire di piacere" è un'opera sulle dipendenze ma più ampia, si snoda tra storie cliniche e scoperte neurologiche, diari, testimonianze, pezzi di poesie e brani di letteratura. Una lettura piacevolmente impegnativa che da un lato apre gli occhi dall'altro indica vie d'uscita, possibili rimedi. Infatti tutta la seconda parte è dedicata alla prevenzione e all'attività dell'associazione "Genitori attenti".


Gallimberti parla di quel che succede oggi soprattutto tra i giovani: già tra i banchi della quinta elementare; registra, spiega, inquadra perchè, come riportano le cronache dei giornali, ragazzi delle medie sniffano l'Oki, mescolano sostanze, subiscono l'attrazione dello sballo. Sorprende quando espone in maniera chiara gli ultimi progressi delle neuroscienze, un passo avanti a molte delle idee più diffuse e radicate, preziosi ma sconosciuti alle famiglie.


Ma torniamo al Polesine. Il progetto Pinocchio, uno dei tanti avviati nel Veneto dall'equipe di Gallimberti e illustrati nel volume, ha prodotto tre novità. Primo: l'abbassamento dell'età degli interventi, che iniziano già nell'ultimo anno delle elementari. Secondo: la necessità di coinvolgere il più possibile i genitori, perchè, spiega Gallimberti, «per paradosso, più aumentano le conoscenze, meno si sa. Quando andiamo a parlare con mamme e papà spesso gli incontri si concludono con la loro frase: "perchè nessuno ci ha mai detto queste cose?"».


Il terzo e più innovativo aspetto del progetto riguarda gli energy drink, le bevande energetiche e il possibile abbinamento con l'alcol. «Almeno in Italia è il primo studio del genere - spiega il professore - Da un punto di vista scientifico è assodato che un uso smodato di queste bevande può produrre danni gravi, in particolare tra i giovanissimi. I dati raccolti sono più che allarmanti: ne fanno un uso più o meno regolare il 18% dei ragazzi di prima media, il 34% dei ragazzi di seconda, il 56% di quelli di terza. Si evince una correlazione statisticamente significativa tra l'assunzione di queste bevande e il consumo di fumo di tabacco-consumo di alcol. Per le loro proprietà eccitanti, gli energy drink sembrano di fatto preparare la strada, cioè produrre quelle modificazioni cerebrali in grado di rendere poi particolarmente appetibile il passaggio ad altre sostanze».


A questo punto va sottolineato che l'opera del medico-scrittore padovano è il risultato di decenni di esperienze da terapeuta in strutture pubbliche, private, e di progetti sul campo. Col tempo ha maturato una convinzione: i moderni fenomeni di dipendenza (gioco d'azzardo, videopoker, siti porno, sesso, ecc) agiscono seguendo gli stessi meccanismi, «infatti tutti i "tossici" si assomigliano».


Alla radice c'è lo stravolgimento di un paradigma che per millenni ha governato lo sviluppo dell'uomo, almeno in Occidente: «Il ruolo del piacere è sempre stato quello di gratificazione al termine di un lavoro o di una fatica - spiega - Oggi, per la prima volta, il meccanismo è rovesciato: il piacere viene prima, quasi come fosse un incentivo. Esempio spicciolo ma non banale: molti genitori regalano il telefonino ai figli affinchè si impegnino a scuola. Un meccanismo deviante, scientificamente dimostrabile dati alla mano. La differenza tra piacere sano e piacere malato si chiama dipendenza».

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)