Veneto: proposta riorganizzazione dei servizi per le dipendenze secondo il modello Basaglia
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Legge Basaglia per le dipendenze
Sernagiotto: «È necessario riorganizzare i servizi regionali»
venezia.
di Marco Petricca
VENEZIA. Dipendenza si coniuga in molti modi: dalla sigaretta allo spritz, fino all'alcol, al gioco d'azzardo, in forte
aumento, alle droghe classiche. Di questo si è discusso ieri nella conferenza regionale sul problema della dipendenza. La
prima dopo vent'anni. A confrontarsi duecentocinquanta operatori dei Sert e delle comunità terapeutiche arrivati da tutto il
Veneto a Palazzo Franchetti Cavalli, e con l'intento di dar vita a «una rivisitazione del sistema regionale». La volontà è
di «ristrutturare l'intero sistema» con particolare attenzione alle nuove dipendenze. I dati, infatti, parlano chiaro: nel
1991 i tossicodipendenti assistiti dai servizi pubblici della regione erano 8.484; nel 2009 gli assistiti erano 15.045, quasi
il doppio. L'età media è di 28 anni. Da qui la volontà di rivedere l'organizzazione, la dotazione dell'organico e il numero
dei Sert. Ma anche definire meglio, e nel caso ampliare, le sinergie con i Comuni nella gestione dei minori, il problema è
che i Comuni non hanno una lira. La Regione gestisce 21 dipartimenti per la dipendenza, 38 servizi pubblici, 31 comunità
terapeutiche private, ma accreditate, e 5 comunità terapeutiche pubbliche, gli operatori impegnati sono 720. La tendenza è
purtroppo l'aumento dei giovani con problemi di dipendenza, specie per alcol e gioco, e i recidivi. «Bisogna aiutarli a farli
volare da soli» ha spiegato Remo Sernagiotto, assessore ai servizi sociali. Per questo uno sguardo particolare è stato
rivolto ai «cronici», giovani o adulti: quelle persone il cui grado di dipendenza a una sostanza o a un comportamento è cosi
elevato che necessitano di assistenza per tutta la vita. «Sarebbe giusto - si è sottolineato da più parti - reintrodurli
nella vita sociale attraverso il lavoro (che manca ndr). Assistendoli a domicilioo. Questo il cuore del problema. «Bisogna
prendere ad esempio la legge 180 - nota come Basaglia - e trasferirla nel campo delle dipendenze», ha concluso Sernagiotto.