338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Venezia: Arpav, sorpresa dall'analisi dell'acqua, nei fiumi cocaina e pesticidi illegali

droga pesticidi inquinamento acqua

Assumono co­caina, comprano su Internet pesticidi illegali per aggirare la legge, usano diserbanti vie­tati da più di vent'anni e poi scaricano nei fiumi del Vene­to. E' bastato che l'Arpav mo­nitorasse le acque della regio­ne nel tentativo di identifica­re le sostanze pericolose («Progetto I.s.per.i.a») per scoprire che i fiumi sono me­diamente puliti, mentre i rea­ti una costante diffusa. «I dati dimostrato che la presenza di sostanze di origine industria­le pericolose per l'uomo è sot­to controllo - spiega il diretto­re generale di Arpav Andrea Drago - ma la presenza di al­cune sostanze legate alle atti­vità agricole indica che nelle campagne si verificano com­portamenti illeciti».
Perché i tecnici ambientali che ricercavano la presenza di arsenico, cadmio, nichel e piombo si sono imbattuti in campioni di atrazina, terbuti­lazina o simazina. «Sostanze che non hanno nemmeno più un nome commerciale perché sono state bandite all'inizio degli anni Novanta - aggiun­ge il direttore dei laboratori di Arpav Pierluigi Mozzo - e che probabilmente vengono acquistate via internet per sfuggire ai controlli». D'altro canto, anche se le percentuali individuate nelle acque vene­te di questi pesticidi sono bas­se (sull'ordine dello 0,5%) e non destano per il momento preoccupazione per la salute umana, a stupire i tecnici del­l'Arpav sono stati i metaboliti della cocaina rilevati sul Sile, sullo Zero, sul Bacchiglione e sull'Adige.
«Si tratta di una manciata di campioni che van­no dai quaranta ai duecento microgrammi non di uno stu­dio specifico perché stavamo cercando altre sostanze - con­tinua Mozzo - Ma si tratta di valori simili a quelli rilevati nel Tamigi un paio di anni fa e indicano senza dubbio una discreta diffusione della cocai­na tra i veronesi e i trevigia­ni ». Per sapere con esattezza da che scarichi proviene la co­ca infatti sarebbe necessaria una mappa del sistema idro­geologico che Arpav ha appe­na iniziato a mettere a punto e che richiederà ancora molti anni. Le percentuali rilevate sono infatti preoccupanti per i nasi dei veneti ma non influi­scono in alcun modo sulla sa­lute ambientale delle acque. «Le sostanze pericolose sono soprattutto i metalli e le dios­sine - conclude Mozzo - e possiamo dire che rispetto agli anni Ottanta la qualità delle acque è decisamente mi­gliorata ».