Verona: allarme alcol tra i giovanissimi
alcol prevenzione
Si è chiuso a Marzana, con un convegno dell'Ulss 20, il mese della lotta contro gli abusi Vino e birra sono i più diffusi E un adolescente su due ammette di essersi ubriacato almeno una volta nella vita
Gli esperti non esitano a definirla un'emergenza socio-sanitaria. Il rapporto tra i giovani e l'alcol è sempre più precoce: a 11 anni, ormai, avviene il primo approccio con il bicchiere. Una soglia paurosamente bassa, in Italia, pensando per esempio che nel resto d'Europa la prima bevanda alcolica si consuma, in media, «almeno» a 13 anni d'età.
È la birra a spopolare: nel 43,3 per cento dei casi, secondo l'indagine condotta dall'Osservatorio regionale sulle dipendenze, i giovani veronesi tra i 15 e i 19 anni ammettono di berla abitualmente, cioè più volte alla settimana, talvolta tutti i giorni. E anche il vino, che qui da noi è di casa, ha un'alta percentuale di consumo tra gli adolescenti, con il 34,4 per cento, seguito a ruota dai superalcolici, quasi il 30.
Un altro dato da allarme rosso, infatti, arriva dalla struttura di Tossicologia clinica del pronto soccorso di Borgo Trento, dove i ricoveri di giovani sotto i 20 anni in fase acuta per abuso di alcol e droga si susseguono con una media di 1 - 1,5 al giorno. E aumentano nei fine settimana.
Il dipartimento delle dipendenze dell'Ulss 20 fa il punto sulla situazione chiudendo, con l'incontro di ieri mattina all'ospedale di Marzana, il mese della lotta contro la dipendenza dall'alcol. Dopo i saluti di Angelo De Cristan, direttore dei servizi sociali dell'Ulss 20, Paolo Montresor, della direzione medica ospedaliera, e dei rappresentanti di Comune e Regione, al tavolo dei relatori si sono susseguiti Giovanni Serpelloni, capo del dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo Brunetto, direttore del centro di alcologia di Marzana, Francesco Bricolo, responsabile dell'unità di neuroscienze dell'Ulss 20, Oliviero Bosco del Centro di medicina preventiva, Pietro Madera, responsabile dell'area prevenzione del servizio tossicodipendenza di Soave, e Flaviana Conforto, coordinatrice provinciale dell'Associazione dei club degli alcolisti in trattamento. Ad assistere, tra il pubblico, anche alcune classi di scuole medie e superiori.
Verona rappresenta la terza città veneta, dopo Treviso e Padova, per il numero di persone alcol-dipendenti seguite dai servizi di alcologia: 1.744 nelle Ulss 20, 21 e 22. La nostra regione del resto, rivela Serpelloni, è in vetta alle classifiche europee per consumo pro capite di bevande alcoliche. «Non si tratta di dichiarare guerra a un comparto produttivo, come quello del vino, che nel tessuto economico locale è decisivo», spiega. «Ma di correggere, soprattutto tra i più giovani, abitudini tanto estese quanto pericolose». Serpelloni nomina due fenomeni alla base dell'avvicinamento prematuro degli adolescenti all'alcol. Il primo si chiama «binge drinking»: la tendenza, importata dai Paesi nordici, di concentrare le bevute in un'unica occasione, per esempio durante l'aperitivo, l'happy hour, il sabato sera tra amici. Il secondo riguarda la diffusione dei «soft drink», bevande con poco alcol e molto zucchero, le quali però fanno da ponte verso le gradazioni più elevate.
Risultato: nell'ultimo mese, sempre secondo l'osservatorio, 6 giovani su 10 hanno bevuto vino e birra, 5 su 10 superalcolici. E la distanza tra maschi e femmine si sta sempre più accorciando. Ubriacature? Gli adolescenti veronesi che hanno ammesso di aver fatto la «balla» almeno una volta nella vita sono quasi la metà del totale: il 48,4 per cento. Bricolo, spiegando l'assenza nel corpo, prima dei 20 anni, dell'enzima per metabolizzare l'alcol (alcol deidrogenasi), ha giustificato la grande correlazione tra le bevute e gli incidenti stradali, oltre ai danni cerebrali, talvolta irreversibili.