Verona e il Veneto: le sfide del nuovo anno
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Il responsabile delle Politiche agricole, indicato come successore di Galan, parla per la prima volta della sua corsa per la Regione
L'ARENA .it 27 dicembre 2009
Ministro Zaia, candidato governatore: «Ringrazio Tosi, la vostra città sarà protagonista. Ecco la Regione che vorrei»
Una Verona protagonista nel Veneto. E fine al vecchio ritornello di una provincia scaligera lontana dai palazzi veneziani. È l'impegno del leghista Luca Zaia, 41 anni, trevigiano di Conegliano, ministro dell'agricoltura, candidato del centrodestra (Lega e Pdl) alla presidenza della Regione alle elezioni del 28 e 29 marzo.
La promessa di Zaia nasce commentando al telefono le dichiarazioni rese al nostro giornale dal sindaco Flavio Tosi - in corsa fino all'ultimo per la candidatura alla presidenza - secondo cui con Zaia anche la parte occidentale del Veneto giocherà un ruolo trainante nella politica regionale. «Ringrazio Flavio per aver detto ciò», spiega Zaia, «interpretando le mie caratteristiche. Io non penso a una regione come giardino di Treviso o di Venezia, perché i veneti sono tutti uguali. Con Tosi ho un buonissimo rapporto. La sua qualità amministrativa se la sognano in tanti».
Ministro Zaia, come affronta la sua candidatura?
È un estremo onore. Lascio il ministero con dolore. Lascio una squadra e tante attività compiute in due anni e che molti cittadini hanno visto. Come l'ultima: promuovere lo spumante italiano per queste festività. Ma l'amore per la mia terra, il Veneto, è più forte di qualsiasi dolore.
Quale Veneto trova e quale vorrebbe impostare?
Calma. La campagna elettorale non è affatto decisa. Ho massimo rispetto per l'elettore, che dovrà valutare i programmi e poi decidere quale gli andrà più a genio. Io voglio governare per il popolo veneto.
Con quali obiettivi?
Dovremo pensare a quanti sono in difficoltà, ai lavoratori, agli artigiani, a chi paga più caro il conto della crisi. Dovremo dare chance ai giovani veneti. Ci serviranno meno banche che fanno speculazione e più banche partner del territorio. Penso poi alla "green economy", una grossa opportunità per il Veneto. Potremo candidarci a testare il federalismo che Roma ci darà.
Come intende gestire l'alleanza con il Pdl?
Mutuando in Veneto l'operato di Bossi e di Berlusconi, per i quali l'alleanza si basa su programmi, rispetto reciproco e lealtà. D'altra parte, noi per 15 anni abbiamo sostenuto un governatore non del nostro partito, senza problemi. La storia ci darà ragione.
Il forzista Galan, in un'intervista al Corsera, pur sottolineando la grande correttezza e lo stile di Zaia, ha dichiarato di temere il localismo sfrenato della Lega, il piccolo populismo, certe tesi sugli immigrati e sugli omosessuali. Che cosa replica?
Noi siamo alleati del Pdl e a Roma portiamo avanti i programmi con i colleghi di partito di Galan. Le politiche sull'immigrazione sono state votate all'unanimità. Se poi qualcuno in Lega usa toni sopra lo spartito, queste sono posizioni personali. Noi sull'identità veneta abbiamo le idee chiare.
Non è che ha in mente qualcosa per tutelare il dialetto?
Nella nostra regione sette persone su dieci parlano e pensano in dialetto veneto. Questa identità andrà salvaguardata.
Che rapporto ha con Verona?
Amo Verona, la frequento, vengo a tutte le fiere. È una delle più belle città d'Italia.
Quale vino veronese le piace?
Beh, ho fatto in modo che l'Amarone avesse la Docg. Quindi l'Amarone, ma mi piace anche il ripasso Valpolicella. Poi alla Comunità europea ho salvato il rosè del Bardolino, dicendo che va prodotto come facciamo noi.
Lei si era espresso contro la mano troppo pesante su chi guida l'auto dopo aver bevuto. Ha cambiato idea?
No, non cambio affatto idea. Solo il 2,09 per cento degli incidenti stradali è provocato da chi guida in stato di ebbrezza. Il restante 98 è dovuto a chi guida dopo aver assunto farmaci o droghe, o per eccesso di velocità e distrazione. Insomma, non si può scaricare tutti i problemi sui viticoltori.