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Verona: il direttore generale dell'azienda ospedaliera:«in ospedale si fa ricerca»

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I giovani diventano troppo disinibiti e per questo sono più esposti al rischio di infezioni ed epatiti
Mentre a Bruxelles sta nascendo l'alleanza europea contro le droghe, con l'Italia capofila del progetto, nel dossier di studio elaborato dal Dipartimento dell'Ulss 20, che sarà presentato a fine mese al Consiglio dei Ministri, si trova che è in aumento tra i giovanissimi l'uso di droghe sintetiche, come ecstasy e metanfetamine, che hanno effetti antiinibitori. Risultato, aumento di rapporti sessuali non protetti e picco di infezioni da Hiv, epatiti e malattie veneree.
«Per vincere un fenomeno così diffuso e ottenere dei risultati in termini di recupero delle persone, il modo peggiore di procedere è di essere disuniti: bisogna creare rete, sinergie. E fra area ospedaliera e territorio sono possibili». Così Sandro Caffi, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Verona, nel presentare i lavori del quarto congresso di medicina delle dipendenze a Borgo Roma ha gettato ieri acqua sul fuoco sulla polemica innescata dal dottor Giovanni Serpelloni, secondo il quale non è all'ospedale che si curano i tossicodipendenti ma con la rete dei servizi territoriali dei Sert. E a Verona ce ne sono tre solo nel territorio dell'Ulss 20 più quello per le dipendenze da alcol a Marzana e quello di Soave che si occupa di dipendenze da alcol e droga. Nel 2008 più di 1500 persone sono state trattate in queste strutture, compresi i trattamenti intensivi nelle comunità di accoglienza (375 interventi) e in carcere. Nel Dipartimento dell'Ulss 20 nel 2008 sono stati spesi per trattamenti in comunità oltre tre milioni di euro.
«Il Dipartimento delle dipendenze cerca di ricontattare le persone con problemi di droga alle famiglie e alla comunità», ha detto il dottor Caffi, «ma è importante che in ambito territoriale ci siano dei servizi a disposizione per l'ambito ospedaliero. L'Azienda ospedaliera integrata con l'università può fare ricerca, formazione e assistenza».
Il dottor Fabio Lugoboni, responsabile dell'unità operativa di Medicina delle Dipendenze al policlinico di Borgo Roma, ha parlato dell'importanza della ricerca sugli effetti delle vaccinazioni contro le epatiti, in particolare la B, nei giovani, potenziali consumatori di sostanze stupefacenti e quindi più esposti a rischi di infezione, studi che sono stati riportati su importanti riviste mediche internazionali. «Nel 2008 nel nostro reparto sono state ricoverate 163 persone di cui circa la metà provenienti da altre parti del Veneto e il resto da fuori regione. Nessuno inviato dal Sert di Verona», ha detto il dottor Lugoboni.
Il professor Gian Cesare Guidi, direttore del Laboratorio di analisi cliniche ed ematologiche di Borgo Roma nonché vice preside della facoltà di Medicina dell'università di Verona, ha sottolineato che in Italia solo il 22 per cento dei giovani è consapevole dei rischi legati all'uso di cannabis e marijuana mentre in Paesi come la Svezia il rapporto è inverso. «Si deve fare molto di più per informare i giovani dei danni provocati dagli stupefacenti».