Verona, indagine della polizia nelle scuole: filmate le "ricreazioni da sballo" degli studenti
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OPERAZIONE FLUSS. Nell'ordinanza del gip Taramelli vengono ricostruiti i passaggi di droga dentro e fuori dalle scuole Prima
della ricreazione, alcuni studenti andavano in bagno a preparare le «canne». Scoperti grazie alle intercettazioni
21/11/2010 - Non è proprio uno spaccato positivo sui giovani dei nostri tempi quello che emerge dalle immagini raccolte
nell'operazione della Squadra mobile, chiamata "Fluss". Nell'inchiesta sono indagati sei giovani cui quattro studenti di un
istituto professionale di Verona, accusati di spaccio di hascisc e marijuana. Gli unici non studenti sono Aladji Gueye, detto
Alan, 26 anni e Zakaria Ahaouche, 26 anni, finiti in carcere già in fase d'indagine nel maggio dello scorso anno. La misura
degli arresti domiciliari è stata disposta due giorni fa per Emanuele Quivuila, detto Lele, 19 anni, studente, la sua
fidanzata Caterina Leaso, detta Cate, 19 anni, studentessa, Andrei Gabriel Moldovan, 19 anni, romeno, studente oltre a Adolfo
Jov Akwada, detto Nico, 19 anni, studente. Tutti i giovani, difesi dagli avvocati Pippa, Vinci, Cazzola, Tacchi Venturi,
Guarienti e Zanini, sono finiti in carcere in base ad un'ordinanza di 73 pagine del gip Guido Taramelli su richiesta del pm
Francesco Rombaldoni dopo le indagini della Mobile.
I LUOGHI DELLO SPACCIO. Nel provvedimento, si passano in rassegna tutti e 26 gli episodi di spaccio, verificatisi tra il 12
marzo e il 18 maggio di quest'anno. Uno spaccato di sms, intercettazioni di brevi telefonate perchè ai giovanissimi mancano
sempre i soldi sul cellulare e di luoghi dove incontrarsi per scambiare la droga tra l'Arco dei Gavi, il piazzale davanti
alla stazione e i giardini di Riva San Lorenzo. Eppoi il linguaggio criptato negli sms, utilizzato per accordarsi sul luogo e
quantità di droga da vendere come "un regalino", "prepara la merenda", "due o tre bottiglie" oppure "fluss" il nome dato ai
soldi poi associato all'operazione della Squadra mobile. Sulle tracce di questi giovanissimi, c'erano gli agenti della
Squadra mobile con pedinamenti ma anche con attenti controlli sui monitor dove fluivano le immagini delle telecamere,
posizionate sulle zone dello spaccio a Verona. Lo stesso giudice Taramelli ha definito «metodi all'avanguardia» quelli
utilizzati dalla Questura.
COLAZIONE FUMO E BIRRA. Come noto, a dare il via alle indagini sono stati i responsabili dell'istituto professionale. Avevano
notato una "recrudescenza" del fenomeno del consumo di droga nell'istituto. Quivuila veniva indicato subito come soggetto
probabilmente al centro del giro di spaccio. Le prime conferme sono arrivate con il controllo delle telecamera posizionata di
fronte alla pensilina del bus davanti alla stazione. Queste verifiche hanno portato ad individuare subito il "Lele",
facilmente riconoscibile perchè indossava occhiali con la montatura di colore bianco. Alle 7.35 del 12 marzo fumava spinelli
e beveva birra con numerosi altri studenti della stessa scuola. Era solo l'inizio. Alle 8, riporta ancora l'informativa della
Squadra mobile, l'autobus partiva in direzione della scuola. L'ispettore di polizia notava subito che i finestrini del bus
erano abbassati nonostante il freddo intenso di quei giorni, evidentemente per far uscire il fumo. Una volta scesi
dall'autobus, alcuni dei 40 studenti «venivano notati compiere l'usuale gesto di preparazione di uno spinello», riporta
ancora il verbale della polizia. Gli inquirenti hanno poi scoperto che tra i dipendenti dell'Atv nessuno voleva fare quel
servizio perchè gli autisti erano stati minacciati dagli studenti dopo aver chiesto loro di smettere di fumare.
RICREAZIONE DA SBALLO. Ma è stata le stessa dirigenza dell'istituto a segnalare la ricreazione come momento cruciale per il
consumo della droga. Durante i mesi d'indagine, a quell'ora, gli agenti della Mobile hanno intercettato numerosi sms, tutti
captati dall'antenna più vicina all'istituto professionale. «Hai voglia di preparare la merenda?», era il messaggio scambiato
tra due degli indagati il 25 marzo. Gli insegnanti, però, avevano mangiato la foglia e non facevano più uscire prima della
ricreazione gli studenti coinvolti nel giro di spaccio. E così è arrivata la risposta sempre via sms: «No dai fa te anche xk
("perchè" ndr) non posso uscire ora». Era prassi che gli spacciatori, riporta l'ordinanza del giudice Taramelli, «prima della
ricreazione chiedano al docente di andare al bagno con lo scopo di preparare spinelli di hascisc e marijuana pronti per
essere ceduti agli studenti». Un tassello in più per chiudere il cerchio e arrestare i sei giovani.
Giampaolo Chavan