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Versilia: gruppo di giovani "filma" un diciassettenne in coma etilico

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Un gruppo di giovani "filma" un diciassettenne in coma etilico piuttosto che soccorrerlo


Un giovane di diciassette anni originario di Firenze, in vacanza con la famiglia in Versilia, alla fine di una serata in discoteca con gli amici, dopo aver bevuto troppo, davanti al locale cade a terra privo di sensi; è in coma etilico ed avrebbe bisogno di soccorso medico, ma dei giovani, probabilmente anch'essi sotto l'effetto dell'alcool, lo riprendono senza curarsi di chiamare né il 118 né il pronto intervento della polizia o dei carabinieri. Per fortuna del giovane, una pattuglia della polizia che era accorsa sul posto per altri motivi, lo ha poi notato e ha fatto prontamente intervenire il 118, il cui personale ha provveduto al trasporto del giovane al pronto soccorso, dove gli sono state prestate le cure del caso. Grazie alle cure dei medici dell'ospedale il giovane si è successivamente ripreso ed è stato riportato a casa dai genitori che lo hanno "redarguito" per essersi ridotto in quello stato.


La prima domanda che viene spontanea porsi è come mai un giovane, un diciassettenne, un ragazzino in definitiva, neanche totalmente responsabile per la legge in quanto minorenne, cerchi lo sballo in modo tanto pericoloso per la salute. Ma del resto basta andare in giro per le vie del centro di quasi tutte le città, in certe ore, per rendersi conto di quanto il fenomeno dell'abuso di alcool tra i giovani ed i giovanissimi, come in questo caso, sia largamente diffuso. Ho letto qualche tempo fa il resoconto di uno studio che dimostrava come si sia di molto abbassata l'età media dei consumatori di alcolici e di superalcolici, e di come sia in costante aumento il loro numero. Senza voler colpevolizzare nessuno, men che meno la famiglia di questo ragazzo, che non conosco e di cui non so nulla, penso in generale che la famiglia in questi casi qualche domanda debba porsela: se mio/a figlio/a beve fino ad ubriacarsi, a stordirsi probabilmente qualcosa nella sua educazione non ha funzionato, se e quando questo avviene in una famiglia dai sani principi dove non c'è l'abitudine alla sbornia facile senza che in famiglia ci si accorga che qualcosa non va, un qualche piccolo difetto di comunicazione deve pur esserci, ripeto senza voler colpevolizzare nessuno; troppo spesso avviene che anche ragazzi cresciuti in famiglie per bene tengono atteggiamenti che giusti e perbene non sono. Il buon senso direbbe che mostrare attenzione a quei segnali, che devono pur esserci, e nel caso intervenire con decisione può aiutare; non credo che piatire il rispetto dei figli o redarguirli con superficiale indulgenza possa aiutarli a crescere.


L'altra domanda, altrettanto spontanea, ma ancora più allarmata è: ma che mondo è mai questo, che società è la nostra? Un gruppo di persone, giovani o meno non fa differenza, come purtroppo testimonia la cronaca, vede una persona a terra, lo vede star male e pensa a filmarlo? Ma questa vera e propria mania di spettacolarizzare qualsiasi evento, disastri e morti soprattutto, è ormai una piaga sociale, siamo tutti drogati di immaginomania, e scusate il neologismo. Come si fa, vedendo un ragazzino a terra che sta male, a pensare di filmarlo senza minimamente preoccuparsi di aiutarlo o allertare chi può farlo. Se quei poliziotti non fossero stati chiamati per una lite in quei paraggi e se, dopo aver constatato che la lite se c'era stata era già finita, non fossero passati vicino a quel giovane, nessuno gli avrebbe prestato aiuto, né gli amici che erano con lui e che non avendolo più visto avevano creduto fosse andato via per i fatti suoi (almeno così hanno sostenuto con i poliziotti che li hanno rintracciati grazie al telefono del giovane), né tanto meno coloro che vedendolo hanno pensato bene di filmarlo.
Sarà un segno di anzianità incipiente, ma io non riesco a capacitarmene.


Giuseppe Rubino


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)