Viaggio tra i malati del gioco...
gioco dipendenza alcolismo
di BENIAMINO DANIELE
È una saletta dimessa di pochi metri quadri in quartiere periferico a nord di Napoli: qualcuno compila una schedina, un altro fissa uno schermo con le corse dei cavalli, un altro aspira avidamente dalla sua sigaretta mentre studia un foglio con le quote del calcio scommesse.
Un ambiente squallido, all'interno del quale però c'è un movimento di denaro pari solo a quello di un grosso istituto bancario. Il segreto di questo posto lo rivela Gianni, nome di fantasia, imprenditore nel settore farmaceutico del Napoletano e malato di gioco d'azzardo compulsivo. "Tutto è nascosto lì dentro - dice Gianni indicando un pc dietro a un bancone -. Quello lì è il server per le giocate. Tu porti il cash e loro ti danno la password e l'indirizzo di un sito internet straniero di poker. Puoi giocare da un pc dell'agenzia o comodamente da casa o dall'ufficio. Senza limiti di tempo e soprattutto senza limiti di puntata".
Quella saletta, come tantissime altre in tutta Italia, è la porta d'accesso al poker on line illegale. Un centro in cui è possibile aprire un conto economico e dove si possono avere tutti i dati d'accesso per i siti internet stranieri. Con questi dati e con un conto di gioco ci si può sedere al tavolo verde virtuale del texas hold'em: tornei, sfide a più partecipanti o uno contro uno, senza alcun limite di puntata.
I provider legali, quelli che in Italia vengono controllati dal monopolio di Stato, impongono invece una puntata massima di 100 euro a torneo. Almeno per adesso: l'affare infatti è grosso, nelle casse del ministero dell'Economia e delle Finanze finisce il 3% di tutte le giocate. All'inizio del 2009 i giochi on line hanno fruttato 1,6 miliardi di euro e per questo il limite al poker on line potrebbe presto essere alzato a 250 euro a torneo.
Ma la tentazione più forte per il giocatore compulsivo resta il poker illegale. Ogni giorno spuntano nuovi siti e quando le forze dell'ordine ne riescono a oscurare qualcuno, il problema si risolve in maniera semplice: "basta una telefonata al gestore dell'agenzia che ti da subito un nuovo indirizzo internet - spiega Gianni -. Di solito a variare è solo una lettera del vecchio indirizzo e spesso non c'è bisogno neanche di creare una nuova password di gioco. Nel giro di pochi secondi sei di nuovo davanti al tuo tavolo, pronto a puntare". E si tratta di puntate da capogiro. La media giornaliera dei giocatori più accaniti è di seicento settecento euro, con picchi che arrivano anche a tremila e quattromila euro.
"Nei periodi in cui giocavo più forte avevo sette-otto password tra siti legali e illegali - dice Gianni - Sono arrivato a perdere anche sedicimila euro in una sola girata di carte".
Secondo un'indagine Eurispes, il mercato del gioco legale nel 2008 ha mosso 47,5 miliardi di euro e per il 2010 le previsioni dicono che potrebbe sfondare la quota dei 60 miliardi, il 3,7% del Pil.
Un settore che indubbiamente fa gola a tanti, su tutti allo Stato che dai guadagni delle giocate incassa un bel po' di soldi. Nei primi nove mesi del 2009, il successo degli skill games, di cui il poker on line ricopre la fetta più consistente, è andato ben oltre le più rosee aspettative del ministero dell'Economia: la raccolta complessiva è stata pari a 1,6 miliardi di euro, con una media mensile di 179,5 milioni di euro e una punta massima di 211 milioni di euro nel solo mese di settembre. Un'industria che in tempo di crisi va forte come un treno e sulla quale la criminalità organizzata ha messo le mani già da tempo.
Il volume d'affari del gioco illegale è stimato in 80 miliardi di euro l'anno, il 5,1% del Pil nominale atteso per il 2010. Sono 5 invece i miliardi di euro raccolti nel solo segmento del gioco on line, quattro volte in più rispetto a quanto raccoglie il gioco legale.
Un metodo sicuro, veloce ed efficace per ripulire denaro sporco, spiegano le forze dell'ordine, e che costa meno della metà rispetto agli altri sistemi comunemente utilizzati dal crimine. E non solo, con moderno spirito imprenditoriale la criminalità organizzata segue tutta la filiera produttiva che ruota attorno al gioco d'azzardo. In queste sale, oltre alla possibilità di giocare, spesso si trovano personaggi che possono rendere ancora più 'emozionantì le partite recuperando una striscia di coca o, nei momenti di difficoltà economica dei giocatori, procurando qualsiasi somma di denaro da prestare con usura.
A farne le spese sono soprattutto i malati di gioco patologico come Gianni, almeno 16mila come lui in tutta Italia. Sedicimila malati di gioco complusivo che dilapidano interi patrimoni tra gioco d'azzardo legale e illegale. Gianni, nella sua lunga carriera di giocatore, ha bruciato circa 500 mila euro. In fumo sono andati anche la credibilità sul lavoro, la casa di proprietà e soprattutto la famiglia.
Adesso ne sta uscendo grazie ai Giocatori anonimi, un gruppo di mutuo soccorso simile a quello degli alcolisti, unica vera alternativa al trattamento nei Sert, dove si viene curati gomito a gomito con i tossicodipendenti.
IDENTIKIT DEL GIOCATORE PATOLOGICO
Uomo, tra i 30 e i 40 anni e lavoratore precario: questo è l'identikit del giocatore patologico. A spiegarlo sono i responsabili dell'Unità operativa complessa psicosociale per le dipendenze dell'Asl Napoli sud, unica struttura pubblica in Campania, al di fuori dei Sert, che si occupa del recupero dei giocatori compulsivi.
"Bisogna però fare molta attenzione a generalizzare - spiega il responsabile dell'Unità, Carmine Papilio - Si tratta di un fenomeno diffuso e molto sottostimato. Ci sono malati di gioco anche tra persone insospettabili e sono in aumento anche le donne".
Secondo uno studio del Coordinamento gruppi per giocatori d'azzardo (Conagga) e del Coordinamento comunità di accoglienza (Cnca), in Italia i giocatori d'azzardo sono circa 1.353.000 contro i 700.000 ipotizzati e mai recensiti con precisione. Di questi almeno 16.000 sono giocatori patologici.
Imprenditori, professionisti, agenti delle forze dell'ordine, ma è accertato che a cadere più facilmente nel tunnel della dipendenza da gioco sono le persone meno abbienti.
"Di sicuro incide il contesto socio economico - spiega ancora Papilio -. È storicamente provato che in periodi di recessione economica aumentano le dipendenze da gioco. Queste persone - continua - purtroppo sognano di risolvere i loro problemi grazie a una vincita e l'attuale congiuntura economica negativa crea sicuramente le condizioni favorevoli per l'aumento di questo fenomeno. Gli ultimi nati tra i concorsi a premio battono proprio sull'aspetto della vincita che cambia la vita e invitano al gioco in maniera subdola".
A confermare quanto spiega lo psicoterapeuta napoletano ci sono i dati raccolti da Conagga e Cnca: il 23,7% dei giocatori dice di avere un lavoro saltuario o precario, mentre il 18,4% è pensionato. In pratica più le persone sono di ceto basso e a rischio di povertà, più è facile che tentino la fortuna al gioco e chi ha meno è sicuramente spinto a spenderle di più alla ricerca della vittoria che può cambiare la vita.
Ma chi è veramente il giocatore compulsivo? "Sono persone che si rifugiano in una dimensione astratta - spiega Giuseppe Guarino, psicoterapeuta dell'Unità Asl Napoli sud - Si nascondono su un'isola che non c'è, lontani dagli assilli della quotidianità, proprio come i tossicodipendenti. Per loro non importa vincere o perdere, ma solo restare lì, in trance e perdere la cognizione del tempo e del luogo in cui si trovano. Inoltre - aggiunge Guarino - c'è anche una componente chimica legata alle endorfine e alle droghe che produce il cervello umano in momenti di grande eccitazione o di spavento".
Un discorso a parte è quello degli skill games, i giochi di abilità on line di cui il poker occupa la principale fetta di mercato.
"Non vedere i soldi che si giocano e fare tutto premendo un semplice pulsante del mouse sicuramente rende più drammatici i problemi correlati alla dipendenza - spiega ancora Guarino - . Il fatto più importante è però eliminare la differenza tra siti legali e illegali perché è ridicola. Si tratta di una dipendenza e non si può distinguere tra dipendenza da droghe leggere a quelle più pesanti. È il meccanismo che scatta alla base il problema e quello va curato".
Una prigione quindi, una vera e propria droga che si combatte a colpi di psicoterapia, di terapia di gruppo e in casi limite con l'intervento farmacologico.
"Anche se non c'è l'uso di una sostanza si tratta di una dipendenza assimilabile a tutte le altre tossicodipendenze - conclude Guarino -. A nulla serve il gioco regolamentato, perché chi è dipendente riesce ad aggirare qualsiasi paletto".
DATI
Le tre regioni dove si gioca di più sono: Lombardia, che con 8,3 miliardi di euro ricopre il 19,9% del totale, il Lazio con 4,6 miliardi di euro rappresenta l'11% e la Campania che con 4,2 miliardi di euro è il 10,1% del totale.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha quantificato la raccolta complessiva dei giochi di abilità in circa 400 milioni di euro nel primo anno (settembre 2008 - agosto 2009), stimando in 200.000 i potenziali giocatori (erano 220.000 gli utenti sui siti esteri), pronti a spendere circa 2.000 euro l'anno.
Secondo le forze dell'ordine, il volume del gioco clandestino e delle scommesse illegali si attesta intorno ai 23 miliardi di euro, che in termini percentuali rappresentano il 13,1% dell'intero fatturato dell'economia criminale.
Il debito medio dei giocatori patologici è di 10-12 mila euro, con punte di 40 mila.
SITI E CONTATTI
www. giocatorianonimi. org
www. gamanonitalia. org
Centralino nazionale: 338 12 71 215