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Vicenza, i gestori dei locali: "Etilometro al bar? E' un gioco, ma si beve comunque meno"

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«Etilometro al bar? È un gioco»
I gestori del centro d'accordo sull'inutilità del misuratore divenuto obbligatorio un anno fa «Ma si beve comunque meno»
Lisa Radin e Martina Broccardo con gli alcol-test invenduti. A.L. L'etilometro non piace ai clienti e non trova consensi neppure tra i

gestori dei bar.
È tempo di bilancio ad un anno di distanza dall'obbligo per i gestori dei pubblici esercizi aperti dopo la mezzanotte di avere un apparecchio

di rilevazione del tasso alcolemico, sia esso elettronico o di tipo usa e getta, a disposizione dei clienti.
E non si tratta di un bilancio positivo se si considera che nel centro di Schio i titolari dei locali sono unanimi nel dire che l'iniziativa

è stata un flop. Viene etichettato come uno strumento "inutile", usato più per gioco che come apparecchio di prevenzione contro la guida in

stato di ebbrezza. L'aspetto positivo, a detta dei gestori, è che c'è più moderazione nell'assunzione di alcol, ma il merito, dicono, va

all'inasprimento delle pene e ai maggiori controlli su strada.
«In un anno ho avuto zero richieste - spiega Davide Dal Zotto, titolare del Leoncino - ma la cosa non mi stupisce. Ero molto scettico già

quando ci è stato imposto e infatti la scatola degli etilometri "usa e getta" è ancora piena».
Diversi hanno scelto di dotarsi di sistemi elettronici, come il Vanilla e l'osteria Due Spade, ma in un caso o nell'altro il cliente deve

sborsare sempre due o tre euro per usufruirne.
«Noi abbiamo iniziato con quelli usa e getta per passare poi ad un apparecchio elettrico che abbiamo in comodato d'uso - racconta Francesca Bastianello del Bar Roma - La prima fornitura, parliamo di 20-30 pezzi, è andata a ruba più per curiosità che per altro ma diciamo che 9 persone su 10 lo usano per gioco, per vedere chi ha bevuto di più e ha il tasso alcolemico più alto. Adesso però la novità è superata e nessuno lo richiede più».
Non ha riscosso successo nemmeno al bar "Due Mori" come spiegano Lisa Randin e Martina Broccardo: «Ne avremo venduti otto pezzi nell'arco di un anno, anche se va detto che riscontriamo un netto calo nell'abuso di alcol. La gente preferisce bere un bicchiere in meno e guarda di più alla qualità. Dietro a ciò che anche uno sforzo da parte nostra: ad esempio teniamo una birra "light", cioè a minor gradazione alcolica, e ci teniamo a servire vini di un certo livello e il cui costo al calice magari funge anche da deterrente per evitarne l'abuso».
Per Roberto Barbieri del locale "Viola Viola" si è ridotta drasticamente la vendita del superalcolico: «C'è moderazione soprattutto in

seconda serata, ma l'aperitivo funziona ancora. Anche noi ci siamo dotati di etilometri usa e getta, ma ne avrò venduti 2-3 nei primi giorni

in cui è stato introdotto l'obbligo e nessuno ha mai controllato se ci siamo adeguati alla legge».
Anna Lirusso


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)