338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Videogiochi, dove finisce il piacere e comincia la dipendenza

Videogiochi, dove finisce il piacere e comincia la dipendenza

Videogiochi, dove finisce il piacere e comincia la dipendenza

 Parlando di videogiochi questo è l’auspicio quanto al loro utilizzo. Tema che è stato trattato qualche giorno fa a Padova (21 marzo 21015) in occasione della Settimana Mondiale del Cervello in un incontro dal titolo «I meccanismi del piacere, da Platone ai videogiochi» (leggi il calendario degli eventi).

È indubbio che la tecnologia sia parte integrante della nostra vita e così come noi adulti stiamo attaccati allo smartphone o al tablet, altrettanto i nostri bambini entrano in contatto con la tecnologia digitale molto precocemente (più che nativi «concepiti» digitali) e, forse, senza il necessario controllo. È chiaro che così come ci sono molti videogiochi divertenti e nel contempo educativi, ne esistano anche altri che, adatti ad un pubblico adulto, circolano nelle popolazioni di adolescenti in maniera significativa.

L’appeal dei videogiochi è anche quello di dare piacere, sfidando le proprie capacità o quelle di altri player. Umberto Curi, nel suo intervento, ha sottolineato che il piacere che ogni essere umano insegue è accettabile se non provoca danni. Questo vale per il piacere che deriva dal cibo, dall’alcol, dal sesso o dal gioco. Ma come – e dove – si tira la linea di demarcazione fra il piacere «che fa male» e quella piacevole sensazione che ognuno di noi vuole provare?

La stimolazione compulsiva dell’area del piacere, attraverso sostanze o comportamenti, fa sì che non sia dato il tempo ai neuroni di rigenerarsi prima di cercare di nuovo il piacere; con il tempo questi circuiti possono «saltare» innescando vere e proprie dipendenze. Ed è proprio questo che bisogna evitare: la deriva negativa della dipendenza. Luigi Gallimberti ha quindi sottolineato l’importanza dell’uso responsabile dei videogiochi, soprattutto per quanto riguarda il tempo di gioco.

Thalita Malagò, in rappresentanza degli editori e sviluppatori dei videogiochi (AESVI), ha ricordato come, accanto a videogiochi adatti a tutti, ve ne siano altri non adatti ai minori. Rimane il fatto che è responsabilità primaria dei genitori monitorare la durata di gioco ed i contenuti dei videogiochi con cui i ragazzini si intrattengono.

Tutti d’accordo quindi.

È chiaro che, se da un lato c’é un interesse a giocare con giochi «più da grandi» da parte dei ragazzi, che naturalmente sono attratti da ciò che è proibito, dall’altra esiste un gap generazionale fra genitori e figli che non permette ai primi di comprendere l’importanza dell’attenzione che questo tipo di attività di intrattenimento merita.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/videogiochi-dove-finisce-il-piacere-e-comincia-la-dipendenza/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)