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Vietato bere alcolici per strada e nei parchi pubblici

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Saronno come negli Stati Uniti: non si può più consumare alcolici in pubblico, nelle strade o nei parchi pubblici. Lo ha deciso il sindaco Pierluigi Gilli, con un'ordinanza che ha firmato lunedì mattina il primo cittadino, soprattutto dopo i numerosi fatti di cronaca emersi nelle ultime settimane e di cui sono state spesso protagoniste persone in evidente stato di ebbrezza. Chi sarà sorpreso a bere alcolici nelle vie della città o nei parchi dovrà pagare una multa di cento euro. Accade infatti una cosa analoga proprio negli Stati Uniti dove chi compra alcolici viene spesso servito, se esce dal locale, con un sacchetto di carta che nasconde la confezione.
«Premesso che molti episodi di criminalità, da risse ed episodi di violenza siano causati proprio dall'abuso di alcol - si legge nell'ordinanza che sarà applicata per tutto l'arco della giornata - si vieta nelle strade cittadine ma anche nei parchi e nelle aree verdi il consumo di bevande alcoliche di ogni gradazione e tipo».
Uniche eccezioni saranno gli esercizi commerciali, bar e locali, al loro interno o che utilizzano il suolo pubblico. Ed eccezionali deroghe saranno rilasciate durante particolari eventi organizzati dall'amministrazione comunale. Per il resto sarà in vigore una linea dura da parte della Polizia Locale, chiamata a far rispettare l'ordinanza.
«Lo abbiamo deciso per porre un freno alla presenza di stranieri - spiega l'assessore Massimiliano Fragata - che con la bella stagione trascorrono le giornate ubriacandosi in pieno centro, aumentando il senso di insicurezza dei cittadini saronnesi».
L'assessore alla sicurezza rifiuta qualsiasi strumentalizzazione del provvedimento: «Questa ordinanza non è un prodotto fantasioso, ma la risposta a un decoro della città, per il quale ultimamente sono stati superati troppi limiti. L'ordinanza sarà debitamente pubblicizzata: oltre che sul sito è stata tradotta anche in diverse lingue per essere diffusa e compresa da tutti, anche da chi non conosce bene la nostra lingua».