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Villafranca (VR): incontro tra operatori sul tema dell'alcoltest

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VILLAFRANCA. Incontro tra gli operatori per comprendere i doveri imposti dalla nuova normativa per garantire la sicurezza

prima di guidare
Tre locali su dieci ancora non l'hanno adottato Spesso gli avventori non lo usano perché costa Turcato di Confcommercio: «I

giovani ci giocano»
Tre bar su dieci, in città, non sono dotati di strumenti per permettere ai clienti di capire se sono ubriachi oppure no.

Eppure dal 13 novembre scorso, per i pubblici esercizi che proseguono la loro attività oltre la mezzanotte, c'è l'obbligo di

dotarsi di apparecchi che consentano alla clientela di sottoporsi al test dell'alcol. La Confcommercio, in un incontro a

livello di comprensorio, ha cercato di fare il punto sull'adeguamento di ristoratori e baristi villafranchesi alle nuove

norme, imposte dal codice della strada per la prevenzione sull'abuso di bevande alcoliche. «Ho contattato personalmente una

ventina di titolari di locali pubblici in città», ha raccontato Roberto Turcato, presidente di comprensorio della

Confcommercio e promotore del convegno. «I gestori che sono in regola con l'etilometro» ha aggiunto, «ovvero che possiedono

un apparecchio o un kit per la misura del tasso alcolemico, oscillano tra il 60 e il 70 per cento». Il protavoce dei

commercianti ha pure precisato che, tra le attività che ha sondato, «solo la metà chiudono dopo la mezzanotte», ovvero sono

obbligate a possedere gli strumenti di misurazione.
Lo scopo della riunione è stato quello di chiarire i dubbi di chi ancora non si è dotato degli strumenti obbligatori. «Nel

territorio comunale sono circa 60 i locali e i ristoranti avviati», ha proseguito Turcato, «e di questi, sono una ventina

quelli che sono interessati dalle nuove norme, poiché cessano il servizio dopo le 24. La norma include pure i circoli dove si

somministrano bevande». Dalla ricognizione eseguita dal presidente è emerso che, anche nei locali dove sono disponibili, gli

apparecchi per le verifiche non vengono utilizzati troppo dai clienti. «Solo il cinque per cento di avventori chiede di

potersi sottoporre all'alcol test», ha ricordato Turcato, «e, soprattutto tra i giovani, la prova viene interpretata quasi

come un gioco goliardico. Insomma fanno a gara per vedere chi ha bevuto di più».
C'è un motivo ulteriore che spinge diversi frequentatori di bar a non chiedere l'utilizzo di precursori: spesso sono a

pagamento. «La misurazione può avvenire tramite apparecchiature elettroniche o kit usa e getta che, in base a principi

chimici, rivelano il livello dell'alcol nel sangue», ha puntualizzato Daniele Rebecchi, rappresentante provinciale dei caffè

e bar affiliati a Confcommercio, «e, nel secondo caso, una bustina può costare da un euro e mezzo a tre euro. La legge dà

massima libertà al gestore nella scelta di far pagare o meno al cliente il precursore. Io lavoro in centro storico a Verona.

Pochissimi avventori chiedono il kit, quando sanno che lo devono pagare. Del resto non possiamo sostituirci al ministero

della Salute. Inoltre la persona responsabile, che vuole essere consapevole del suo stato di sobrietà, chiede spontaneamente

di effettuare la prova». I referenti dei commercianti cittadini hanno pure evidenziato che i test, distribuiti nei bar e nei

ristoranti, non si sostituiscono alle verifiche delle forze di polizia. «Se il livello di alcol registrato dal precursore

all'interno del pubblico esercizio fosse al di sotto della soglia consentita per la guida», hanno rimarcato, «e la

misurazione effettuata con l'alcol test, dagli organi di pubblica sicurezza, risultasse superiore a 0,5 grammi per litro,

limite legale del tasso alcolemico per chi guida, il valore che farà fede sarà esclusivamente quello registrato dagli agenti,

con tutte le conseguenze del caso». Pure il Comune, dopo un periodo di attesa per consentire a tutti i bar e ristoranti di

adeguasi, intende far rispettare le nuove leggi.
«Non volevamo saltare alla gola dei commercianti il giorno dopo l'entrata in vigore delle nuove disposizioni», ha osservato

Alessio Adami, assessore al commercio, «bensì abbiamo lasciato del tempo perché, anche attraverso questi incontri, i

proprietari possano acquistare gli strumenti. Poi procederemo con controlli puntuali: un'azione concertata con i

rappresentanti delle associazioni di categoria».