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Vino: chi lo produce non lo beve

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Vino: chi lo produce non lo beve. Crollo dei consumi in Spagna, francia e Italia, perchè crisi e leggi anti-alcol hanno

allontanato i consumatori. L'opinione di Ottavio Cagiano, direttore Federvini, e di Andrea Gabbrielli, giornalista di lungo

corso.
C'è un fenomeno da tenere sotto osservazione, nel mondo del vino, ed è quello dell'andamento dei consumi pro-capite nei vari

Paesi. La tendenza è quella di un aumento dei consumi nei Paesi importatori, e di un vero crollo nei Paesi produttori. Crollo

che non sappiamo quando e dove si arresterà. Emblematico è il caso della Spagna, dove, a fronte dei 17 litri pro-capite

previsti dagli analisti, nel 2010 non si è andati oltre i 9,5 litri. Ma il trend è lo stesso in tutti i Paesi produttori,

come Francia e Italia. Perché? "È un fenomeno "naturale"", dice a WineNews Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di

Federvini.
"È iniziato negli anni '80, quando il mercato interno iniziava ad essere saturo, e si è convertito alla qualità. Le varie

crisi economiche hanno contribuito alla rimodulazione della spesa dei consumatori, ma insieme sono cambiate le abitudini.

Oggi c'è maggiore attenzione e moderazione. Ed è per questo che le leggi "anti-alcol" non risolvono il problema: chi le

osserva è proprio il "testimonial" del consumo consapevole. Negli ultimi 30 anni abbiamo accettato il calo dei consumi ed ora

ne paghiamo le conseguenze, con la perdita dei consumatori-tipo, quelli responsabili".
A salvarci è l'export, perché nei Paesi che non hanno una tradizione vinicola è diverso l'approccio e sono diverse le leggi

in materia. Non solo quelli come la Cina, dove tra il 2005 ed il 2009 il consumo pro-capite è aumentato del 100%, ma anche i

Paesi importatori "di tradizione": Nord Europa e Usa in testa, dove c'è una maggiore curiosità verso nuovi prodotti e nuovi

gusti. "Questo comporta un altro problema per i consumi interni", dice il giornalista enogastronomico Andrea Gabbrielli.
"L'Ocm vino prevede che la gran parte dei finanziamenti sia destinata alla promozione nei Paesi Terzi, nonostante il 70%

della produzione sia consumata nella Ue. Quindi, mancano fondi sufficienti per sostenere i consumi proprio in Europa".