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Vino e cancro: domande e risposte

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vino e cancro
Fonte: Corriere.it - Forum Nutrizione

DOMANDA:
A proposito dell'ultimo messaggio sull'argomento mi permetto qualche considerazione. Premetto che sono un piccolo produttore di vino e

quindi, dal tenore del messaggio in oggetto, poco meno (o forse poco più) di uno spacciatore. Premetto anche che seguo il forum e il dott.

Ghiselli con interesse e piacere. Mi chiedo però,dottor Ghiselli, perché nel riportare i risultati dello studio cui si riferisce lei abbia

usato così spesso il condizionale ("dovrebbe", potrebbe"...)che non mi sembra la forma verbale più adatta ad esprimere delle evidenze

scientifiche. Mi chiedo allora: se si tratta di mere possibilità non è possibile che abbia ragione persino chi "crede" nelle virtù anticancro

del vino rosso?(tra gli altri, e questo mi sembra davvero paradossale, David Kayat:Direttore del dipartimento di oncologia dell'ospedale

Salpetriere di Parigi e Presidente dell'Istituto nazionale dei tumori francese). Comprenderà che in quest'ultimo caso mi sentirei alleggerito

di molte responsabilità.
Eugenio

Risposta di Andrea Ghiselli
Magari potessimo avere certezze scientifiche su tutto. Comunque ho usato il condizionale solamente su due punti, sui quali non ci sono

infatti certezze assolute. La certezza è che ci sia una correlazione ben definita tra consumo di alcol e cancro della mammella. Le ipotesi

solo sui meccanismi che sostengono il dato epidemiologico: radicali liberi? Interferenza con i recettori estrogenici? Entrambi? Ma il dato è

quello ed è ben supportato da documenti scientifici internazionali (www.dietandcancerreport.org ).
Ci sono alcuni dati che non sono dubitabili e sono quelli che mettono in associazione il consumo di bevande alcoliche e il rischio di cancro.

Ma quand'anche fossero dubitabili, il principio di precauzione vuole che, in assenza di dati certi sulla innocuità debba prevalere la

prudenza. Ora, se è vero (come è vero) che l'alcol sia un fattore di rischio per il cancro della mammella (oltre che per altri ovviamente)

perché il vino rosso che contiene almeno 10 grammi di alcol per cento grammi dovrebbe esercitare fattore protettivo? Perché dentro c'è il

resveratrolo? Bene, non mi metto nemmeno a discutere se sia plausibile o no, prendiamo il resveratrolo e somministriamolo preventivamente

alle donne a rischio. In questo caso esse non sarebbero sottoposte al rischio dell'alcol e beneficerebbero solo dell'attività anticancerogena

del resveratrolo. Certamente il piacere ne risentirebbe, non lo metto in dubbio, ma la salute un poco meno.
Sentirsi alleggerito di molte responsabilità non sarebbe poi difficilissimo: basterebbe mettere un'avvertenza in etichetta come si auspica si

possa fare.
Io, Andrea Ghiselli, faccio uso di vino. Mi piace. So che mi sto esponendo ad un certo rischio e per questo cerco di berne il meno possibile

in modo da soddisfare il mio piacere e proteggere al tempo stesso la mia salute. Mi piacerebbe che anche gli altri consumatori potessero

avere la stessa informazione che ho io e scegliere in maniera consapevole. Come succede per le sigarette. Questo sarebbe consumo consapevole,

non altro.


DOMANDA:
Grazie per la risposta, la sua mi sembra una proposta ragionevole.
Mi tolga però una curiosità. Lei come spiega che le ipotesi sulle funzioni protettive del vino provengano non solo da ambienti poco

qualificati ma anche da parti della comunità scientifica internazionale? Non è solo il Presidente dell'Istituto nazionale francese dei tumori

a sottolineare le virtù anticancro del vino. Ho sentito con le mie orecchie il prof. Veronesi affermare che il Nero d'Avola è tra i rossi

quello che assicura la migliore protezione anticancro (immagino, per la ricchezza dei polifenoli). Se come lei dice la relazione tra alcol

etilico e tumori al seno è provata come mai autorevoli esponenti della medicina ignorano o nascondono questa evidenza? Alla fine le ipotesi

sono due: o non sono aggiornati (per non dire che sono ignoranti)o sono al servizio di interessi economici.
eugenio


Risponde Andrea Ghiselli
A me non risulta che le ipotesi sulle funzioni protettive del vino provengano dalla letteratura internazionale. La letteratura internazionale

dice che non c'è una bevanda alcolica migliore della altre, ma che tutte comportano un aumento di rischio di cancro, senza che si possa

intravedere una dose soglia, vale a dire una soglia di consumo sicuro e che i rischi di cancro cominciano a quantità pari a un bicchiere al

giorno.
Non sono io che dico questo, ma lo dice il suo amico francese (veda il post di Sbarbada) e lo dice il rapporto del World Cancer Research Fund

che le ho indicato ieri e che le ripropongo: www.dietandcancerreport.org
Lo scarichi e anche se non vuole leggerlo nell'interezza può guardare le figure, dalle quali vede chiaramente il rapporto tra alcol e cancro.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)