Voglia di gioco: i dati del Rapporto 2011 Eurispes
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Se i casinò piangono per il ministero dell'Economia e delle Finanze le cose vanno diversamente infatti nonostante la crisi
economica sono i vari giochi a rimpinguare le casse dello Stato. Basti pensare che tra il 2003 e il 2009 la raccolta
complessiva dai giochi si Stato è passata da 15 a 54,4 miliardi di euro e nel 2010 ha superato il 3,5 per cento del Pil. Per
rendere l'idea basta ricordare che in quei sei anni la quota che si è tenuta l'erario è cresciuta proporzionalmente da 3,5 e
8,8 miliardi che diventano però 9,4 miliardi grazie alle trattenute una tantum inserita in alcuni provvedimenti fiscali. Due
dati singolari: le entrate dei giochi in sei anni sono cresciute del 262 per cento mentre quelle fiscali del 151 per cento
per quanto riguarda i valori assoluti.
Se i quattro casinò italiani hanno mediamente perso dal 4 al 12 per cento di utili nel 2010 gli altri giochi sono coccolati
dal fisco in particolar modo il super enalotto che con i suoi Jackpot stratosferici (su cui grava la più pesante aliquota
dell'erario che è del 53,6 per cento sulle somme giocate). Se da un lato crollano alcuni giochi come scommesse ippiche,
totocalcio e totogol gli altri giochi vanno a gonfie vele continuando a portare mediamente al fisco 150 milioni di euro. Su
tutti i giochi oltre al gratta&vinci, tra quelli diventati il vero veicolo trainante spiccano gli apparecchi legali come slot
machines, videolottery e videopoker (oltre 378.000) installati negli esercizi commerciali che raccolgono ogni giorno circa
3,5 milioni di euro.
Nonostante l'Italia stia vivendo, una grave crisi economica e sociale molto spesso accade che una famiglia su tre intacca i
propri risparmi (tagliando le spese superflue e i beni essenziali ) destinando parte del budget mensile al gioco con la
speranza di migliorare la propria situazione tentando la fortuna al gioco nella speranza del colpo di fortuna che risollevi
le finanze.
Le conclusioni del Rapporto 2011 presentata nei giorni scorsi da Eurispes, delinea e rappresenta una situazione nazionale
di come cresca la voglia di giocare.
Interrogati sulla frequenza di partecipazione al gioco la ricerca dell'Eurispes evidenzia che gli italiani, nel 25,8%
deicasi dichiarano di giocare raramente, all'incirca una volta nell'arco dell'anno e nel 29,1% di non aver mai tentato la
sorte. Di contro vi è un quarto del campione intervistato (25,7%) che sfida la fortuna giocando circa una volta al mese, l'
11,2% che gioca con cadenza settimanale e il 6,5% degli italiani più di una volta a settimana. Solo lo 0,7% manifesta segni
di dipendenza dal gioco dichiarando di giocare tutti i giorni. I più anziani sono particolarmente legati al gioco e, sia tra
i 45-64enni (8,8%) che tra gli over 65enni (8,7%) prevalgono coloro i quali giocano più volte a settimana. Con una
percentuale pari al 15,7% risultano essere i giovani coloro i quali giocano circa una volta a settimana, seguiti dagli over
65enni (14%). I 35-44enni (28,4%) spiccano, poi, tra coloro che giocano circa una volta al mese. I 25-34enni sono, invece, i
meno attratti e, nel 30,9% dei casi, dichiarano di giocare raramente, ossia all'incirca una volta all'anno.
In particolare chi gioca lo fa generalmente perché spera di poter risolvere i propri problemi economici (36,3%) o perché
punta ad una grossa vincita, sognando di diventare milionario (33,1%). Il 17,7% invece, gioca per puro divertimento. Bassa è,
invece, la percentuale di coloro i quali si dedicano a questa attività per mettere alla prova le proprie abilità, valutando
ad esempio la propria capacità di individuare la squadra/combinazione vincente (3,1%), mentre di poco si discosta il numero
di persone che si entusiasma al brivido del gioco (2,8%). Più nobile la motivazione al gioco per il 6,4% del campione che
spera, giocando, di vincere una quota consistente da donare a chi ne ha bisogno. Le donne sono più attratte dal gioco per
vincere i soldi necessari a far fronte ai problemi economici (35% vs 26,2%) e per la possibilità di fare beneficenza (16,3%
vs 26,2%); gli uomini invece hanno desiderio del "brivido da gioco" (14,1% vs 5,4%) o di mettere alla prova le proprie
abilità (8,7% vs 7,3%) ma soprattutto di diventare ricchi (26,8% vs 24.4%).
I giocatori tra i 45 e i 64 anni praticano questa attività, in misura maggiore di altri, per vincere una somma milionaria
(38,6%). I più anziani trovano nel gioco soprattutto un'occasione per fare beneficenza a chi ne ha bisogno (26,9%). Per i 25
-34enni è importante la possibilità di mettere alla prova le proprie abilità (13,5%). Tra i giovanissimi prevale la voglia di
risolvere i problemi economici (42,1%) ma anche il puro divertimento (42,1%). Spendere poco con la speranza di guadagnare
tanto è, con molta probabilità, il sogno di ogni giocatore. A volte però, capita che la spirale del gioco induca il
malcapitato a perdere somme cospicue. Questo accade raramente al 6,9% degli italiani, qualche volta al 5,4% e spesso solo
allo 0,9%. La percentuale più alta di soggetti a cui è capitato di perdere una cifra ingente al gioco si trova tra gli over
65enni che complessivamente nel 9,8% dei casi hanno perso qualche volta (7,8%) e spesso (2%) molti soldi al gioco, seguita
dalla fascia d'età dei 25-34enni a cui è capitato nell'8% dei casi (qualche volta 7,4%; spesso 0,6%).
Da non sottovalutare il dato relativo ai giovanissimi, a cui è capitato di perdere grosse somme di denaro al gioco,
complessivamente nel 4,5% dei casi (3,4% qualche volta; 1,1% spesso).
Carlo Alessi