338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

«Voglio giustizia, non vendetta»

alcol alcolisti prevenzione incidenti giovani alcolismo

Il padre dell'uomo ucciso nell'incidente: non prendiamocela con i romeni

IL MESSAGGERO
VINCENZA odia e maledice, perché ha perso il figlio. Ugo ti spiazza perché non gliene importa niente di chi è stato: «Ci sono i buoni e i cattivi da tutte le parti, io conosco due romeni e sono bravi ragazzi...». Dalla bocca del padre di Marco Picano non esce una parola di troppo, non c'è rabbia, niente polemica, nessun desiderio di vendetta. «Voglio solo che facciano giustizia, per quanto mi riguarda voglio solo la giustizia che si merita. E che riescano a fargli capire che certe cose non si fanno». Ha la gentilezza di stare ad ascoltare, di rispondere lucido, quantomeno paziente, mentre la moglie «è distrutta, e lasciamola in pace». Ha pure un pensiero per Cinzia, la fidanzata di suo figlio: «Ma lo sa che è morto, Marco? Voglio andare a trovarla, è una brava ragazza». L'altra notte è arrivata una telefonata dei vigili urbani, era l'una e un quarto. Ugo Picano, bidello in pensione, il tono di chi ha vissuto mediamente tranquillo fino a due giorni fa, ha iniziato a correre come si fa in questi casi, a dare i resti a tutti, come si dice. «Sono andato giù, completamente, non riesco a riprendermi, mi è cascato il mondo addosso. La verità è che non ci credo ancora». E non alza la voce, non punta l'indice contro nessuno, non se la prende con i romeni quando intorno tutti lo fanno. Dice solo che «ci sono i bravi e i cattivi ovunque, ma forse sono di più i cattivi, perché questa gente non ha coscienza, non ha cultura, vivono nel loro mondo. Però ne conosco, anche di italiani cattivi...». Così ce l'ha solo «con chi fa le cose fatte male. E basta». Chiunque sia, il messaggio è chiaro. «Sono stato in Svizzera, tanto tempo fa, e non potevi buttare una carta per terra. Qui in Italia fanno quello che vogliono, il Governo non s'impegna, non li fa pagare quando sbagliano. Io vorrei vedere se capitasse a qualcuno della loro famiglia».Anche oggi le sue sono riflessioni pure, quelle che fa il popolo quasi ogni giorno, quando è solo spettatore, quando succede sempre agli altri. Non fomentano di più, non trasudano altro astio. Suo figlio di 37 anni è morto e lui parla di queste stragi che avvengono sulle strade, la notte. «Mi piange il cuore ogni volta, per chiunque, anche se non fosse stato mio figlio, avrei sofferto. E basta».
Ma è un basta che non convince, perché poi resta a sentire, gentilmente. Dice «ora però lasciatemi in pace», invece trova ancora la voglia di parlare di suo figlio, 37 anni, che si arrangiava con vari lavoretti, «prima per un catering, adesso aveva fatto un provino per un programma di Rita Dalla Chiesa, stava aspettando che lo chiamassero». E viveva con Cinzia, a Ponte di Nona, «andavano d'accordo».
La sua voce uniforme e un po' morta ha un'impennata solo quando si fa ancora forza per trovare le parole giuste e descrivere il suo Marco: «Era vivace, ma buono di cuore». Aveva preso dal padre, sicuramente.