Voyeurismo e forme di dipendenza
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Gli ultimi episodi, in ordine di tempo, hanno visto protagonisti un professionista di mezza età a Sarzana e un camionista tedesco di 47 anni a Brembate, in provincia di Bergamo. All'Ipercoop di Sarzana un uomo filmava le parti intime di una donna con una telecamera nascosta in un marsupio che posava sul pavimento vicino alla vittima designata. Il suo fare sospetto è stato notato da alcuni finanzieri, che hanno bloccato l'uomo e trovato nel marsupio la videocamera con l'obbiettivo che usciva da un foro laterale. Nella telecamera c'erano decine di immagini prese di nascosto. E dalla successiva perquisizione in casa dell'uomo è emerso un archivio con migliaia di immagini riprese sotto le gonne, catalogate con precisione dal 2006. L'uomo, che agiva tra Liguria e Toscana, è stato denunciato per interferenza nella vita privata e violazione della privacy. Ugualmente ingegnoso il sistema usato dal camionista tedesco, che aveva nascosto il telefonino con telecamera in una scatola di caramelle sistemata sulla punta inferiore del carrello della spesa in un supermercato di Brembate. L'uomo avvicinava il carrello alle donne con la gonna e così le filmava nelle parti intime. È stato scoperto dai carabinieri e denunciato. Nel telefonino, che è stato sequestrato, c'erano numerosi filmati dello stesso genere. Il fenomeno dei "guardoni" (persone che trovano piacere sessuale dal guardare le attività sessuali o gli organi sessuali di altre persone di solito inconsapevoli di essere osservate) è in aumento. È una delle patologie riferite alla sfera sessuale che sta interessando centri specializzati ed è diventata materia di studio. «Guardare fa parte dell'essere umano - spiega il dottor Gennaro Scione, direttore dell'Accademia italiana di sessuologia, con sede a Roma - e nel campo della sessualità ci sono normali istinti primordiali. Bisogna capire quando dalla normalità si passa alla patologia. Si trasforma in disturbo quando diventa piacere primario, bisogno compulsivo, quando non si hanno più interessi a incontrare le persone, si perdono le relazioni, si pregiudica il lavoro o addirittura lo si perde. Il voyeurismo è una dipendenza e la si cura come le altre dipendenza, come quelle da alcol, droghe, acquisti compulsivi, computer».
Una volta si spiava dal buco della serratura dei bagni o dal classico buco nella cabina della spiaggia, ci si nascondeva nei luoghi in cui le coppie si appartavano in auto. Bozano, il biondino della spider rossa, condannato per l'omicidio di Milena Sutter, aveva sistemato uno specchietto sulla punta di una scarpa. Oggi le tecnologie forniscono nuovi strumenti. Le nuove tecnologie (telefonini, videocamere digitali) e il mondo virtuale hanno modificato il voyeurismo. Spesso questi filmati vengono messi in rete e condivisi. «Sì, questo è un aspetto nuovo anche per noi - prosegue il dottor Scione -, lo stiamo studiando. E di sicuro rende più difficile la cura perché la vergogna per noi è una risorsa. Lavoriamo molto sul senso di vergogna. Ma chi mette i filmati in rete, lo fa per esibirli, per esibire un trofeo, si sente gratificato, non ha senso di colpa e non si sente solo, perché può condividere. Questi sono i casi più gravi».
Parliamo della cura. «Dipende dal grado di dipendenza. Se la persona in questione è in uno stato di solitudine, senza famiglia, senza figli, si fa una terapia individuale. In certi casi possono bastare alcuni mesi, in altri casi molto di più. Se c'è la famiglia, si possono coinvolgere i familiari. Il punto è di non colpevolizzare la persona, che ha bisogno di aiuto e va aiutata».