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Web Addiction: considerazioni

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Internet, mania da spiaggia

Il web rivoluziona tutto. Anche il modo di stare in spiaggia. Perché c’è chi, sotto l’ombrellone, alla nuotata, alla mangiata con gli amici, a due tiri con i racchettoni preferisce sempre e solo una cosa: navigare su internet. Sempre connesso, anche in vacanza. Un incubo, vien da pensare. No: una dipendenza vera e propria. Dal web. È questo, uno dei dati che emerge dalla ricerca, effettuata a fine luglio sulle spiagge di quattro località di grido delle vacanze italiane – Porto Cervo, Forte dei Marmi, Riccione e, per la Liguria, Santa Margherita Ligure – da Esc Team, il primo centro italiano ultraspecialistico per la cura delle dipendenze dal web.

Su un campione di 1548 bagnanti di tutte le età, dai giovanissimi agli anziani, intervistati nelle quattro spiagge, la media di quasi la metà degli intervistati è di 1 ora e 52 minuti di connessione al giorno. Che sia per guardare le mail di lavoro, per twittare o caricare una foto su Facebook, per giocare una partita a poker o solo per navigare e basta, poco importa. Sono sempre connessi. Il picco? Qualcuno, ha confessato di rimanere collegato fino a 10 ore al giorno: un record, anche di resistenza alla vita di spiaggia.

E “Santa” non si discosta dal dato nazionale: sui 156 bagnanti intervistati, il 48,07 cento ha ammesso di non rinunciare, anche in spiaggia, al web, con una media di circa 2 ore di navigazione giornaliere. Il dato più preoccupante, quello della dipendenza vera e propria, riguarda una fetta minoritaria: un 10 per cento, sul dato nazionale, che, pur di rimanere sempre connesso, rinuncia a tutto ciò che di bello offre una giornata al mare. Sempre più tanti ormai usano gli smartphone, il 99,54 per cento degli intervistati ne possiede uno, ma c’è anche chi si porta in spiaggia il tablet, il 21,90 per cento, o i notebook, solo il 4, 10 per cento. Per non dire degli internet point sulle spiagge, sempre frequentatissimi, anche nelle giornate più afose.

Secondo Paolo Giovannelli, psichiatra, fondatore e direttore dell’Esc Team di Milano, professore a contratto all’Università degli Studi di Milano, di una ricerca del genere c’era davvero bisogno. «È importante iniziare a ragionare in termini numerici» spiega Giovannelli «per meglio capire la reale entità del fenomeno dei web dipendenti». Ma perché la spiaggia come luogo di ricerca? «Perché è il posto dove i comportamenti si trasformano» prosegue lo psichiatra «pensiamo solo a un’immagine, alla persona che, andando al mare, molla tutto, anche i vestiti, rimanendo in costume. E non c’è solo questo aspetto. La spiaggia è ostile all’utilizzo di strumenti tecnologici che con la sabbia e l’acqua del mare potrebbero rovinarsi». In altre parole, non esattamente il luogo più indicato dove portare certi gioielli hi tech.

«Eppure» aggiunge il professore «i dati della ricerca dimostrano che quasi la metà degli intervistati non interrompe affatto le sue abitudini e anzi, scegliendo di portarsi dietro il tablet, parte da casa con l’intenzione di non rinunciare a internet nemmeno in spiaggia». Per Giovannelli, i dati generali mostrano «non una dipendenza, ma certamente un atteggiamento di attaccamento al web. Con casi limite,quelli sì preoccupanti, di chi ammette di navigare 10 ore al giorno mentre è in spiaggia. O di chi, il 10 per cento, rinuncia a fare il bagno e a stare con gli altri per non disconnettersi».

Sull’Internet Addiction Disorder lavora, da ormai due anni e mezzo, Esc, centro milanese di ricerca che aiuta le persone che soffrono di questa patologia, con una casa di cura privata, Le Betulle, ad Appiano Gentile. Per i giovanissimi, quelli che sono nati e cresciuti già con internet, questa forma di dipendenza si manifesta soprattutto con i videogiochi on line; per la fascia fra i 30 e i 40 anni la dipendenza riguarda pornografia, cyber sex e gioco d’azzardo on line. Curioso anche il dato sulla fascia “post pensionamento”: fra chi soffre di dipendenza, i più sono sfiancati dall’info surfing, ovvero navigare per ore su internet alla ricerca di informazioni senza un fine preciso. Spesso restano connessi per ore, dimenticandosi di mangiare e perfino di dormire. Non vi riconoscete in queste categorie? Beh, anche se giovani, siete ancora “vecchio stile”, di quelli che preferiscono godersi il mare, invece che restare incollati agli schermi. E forse siete fra coloro, il 4,51 per cento nella ricerca, che si infastidiscono anche un po’ a vedere quelli che sono sempre connessi, pure in spiaggia.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)