Workaholic: sintomi della dipendenza da lavoro
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Incapaci di staccarsi dal cellulare. In crisi di astinenza se tenuti lontani dal computer. Pronti a portarsi a casa quella
pratica che potrebbero benissimo completare l'indomani, a rimandare una romantica cena a due pur di incontrare quel tipo che
potrebbe servire a concludere un buon affare, ad approfittare della pausa-pranzo o caffè per vedere gente in qualche modo
collegata all'ufficio. Sono i drogati da lavoro, quelli che un tempo si chiamavano "stakanovisti" e che oggi gli anglosassoni
chiamano "workaholics": letteralmente alcolizzati da lavoro. Sì, perché il super-lavoro è una forma di dipendenza, non certo
una virtù. Che può quindi assumere forme patologiche, molto difficili da combattere ed eliminare.
I sintomi della dipendenza da lavoro
Secondo Rosa Mininno, direttore scientifico della "Rete nuove dipendenze patologiche", i workaholics italiani sarebbero
addirittura un milione. Ma come si riconoscono? Da sintomi ben precisi: fretta perenne, un pensiero unico (lavoro-lavoro-
lavoro), interminabili liste di impegni, un agenda con più colleghi che amici, l'abitudine di rispondere alle e-mail anche
alle undici di sera, almeno 40 ore di lavoro per settimana. In una fase successiva (in cui si trovano almeno 150 mila
italiani) non si distingue più tra vita lavorativa e il resto, le relazioni e gli svaghi sono ridotti a zero, si è incapaci
di dire no agli impegni in agenda; inoltre la salute ne risente pesantemente: si soffre di insonnia, il mal di testa è
cronico, si hanno ripercussioni sulla vita sessuale, in tutti si sviluppano nuove e diverse dipendenze, dal cibo, dall'alcol,
dai soldi. C'è perfino una condizione più grave, più rara e più pericolosa: coincide con l'insorgere di una depressione, un
crollo fisico, pressione alta, ulcera, ictus.
I modi per uscirne
L'americano Don Serratt, guru della "business life" che si preoccupa dei manager sopraffatti dalla depressione da troppo
lavoro, ha stilato alcuni punti fondamentali per uscire dalla dipendenza da lavoro.
Nessuno dice che si debba smettere di lavorare. Si può continuare a farlo, anche duramente, ma lasciandosi il tempo per
vedere i propri figli, dormire e fare un po' di sport. Già, ma come si può quantificare tutto questo? Tra le 35 e le 50 ore
settimanali: oltre, fa male.
Come comportarsi con quei capi che, quando sei sul punto di andare a casa perché hai raggiunto il numero di ore previste dal
contratto, ti guarda male e se la lega al dito per sempre? A volte bisogna rischiare: si deve trovare la forza per dirgli che
lasci il lavoro per andare alla partita di pallone di tuo figlio. E vedere come risponde.
Quando sopraggiunge la stanchezza, prendersi dei piccoli break, terminare un lavoro prima di cominciarne un altro, e delegare
ogni volta che si può.
Prediligere la propria sfera personale rispetto a quella professionale, dando più spazio agli affetti e cercando di
ritagliarsi degli spazi per altre attività gratificanti.
Altri consigli utili a tenere lontana la dipendenza da lavoro? Eccoli:
Guadagna per vivere, non vivere per guadagnare. Una vita improntata solo a fare denaro può essere soddisfacente solo in
apparenza, ma in realtà è un grande motivo di stress. Essere ossessionati dai soldi non fa vivere come si dovrebbe i migliori
momenti della propria esistenza.
Mai lavorare di domenica. Se il lavoro è così importante, merita anche di essere fatto nel migliore dei modi. E se il corpo
non si riposa come dovrebbe, almeno nel weekend o comunque di domenica, qualunque performance professionale ne risente.
Il tempo libero non è mai tempo sprecato. Divertirsi, rilassarsi al di fuori del lavoro aiuta l'organismo ad affrontare
meglio i momenti stressanti della giornata lavorativa. E aumenta la produttività.
Non togliere tempo agli amici e alla famiglia. Fare soldi per soddisfare i bisogni dei tuoi cari, senza poi poter essere
fisicamente con loro, è un delitto.
Dormire, staccare la spina, dimenticarsi (di tanto in tanto) del pc è fondamentale per la salute.