Cyberbullismo: cosa è?
Cyberbullismo: cosa è ?
Generalmente il cyberbullo è uno sgrammaticato sociale, possiede un’immaturità emotiva, non prova colpe, vergogna o empatia, ed è abbastanza smaliziato con la tecnologia. Potenzialmente potrebbe soffrire anche di bipolarismo, visto che spesso i genitori mai si sognerebbero che il figlio compie atti del genere.
Ora, c’è da chiedersi perché lo fa. Spesso e volentieri compie azioni di prepotenza per ottenere popolarità all’interno di un gruppo, per divertimento o semplicemente per noia. Potrebbe essere uno sfigato che per aumentare il proprio ego si sfoga in questo modo.
Nel dettaglio sono stati comunque definiti alcuni comportamenti specifici che possono scatenare il fenomeno:
- un utilizzo eccessivo di Internet;
- un accesso alla rete senza controllo da parte degli adulti;
- partecipazione a gruppi online;
- sociopatia ed educazione di base carente.
Quest’ultimo punto è particolarmente importante. Se manca l’educazione di base, che deve necessariamente passare nel concetto di rispetto del prossimo, di educazione comportamentale e di come vivere in un contesto sociale, oltre che a un’educazione digitale e di una supervisione attenda dei comportamenti che potenzialmente potrebbero poi ingigantire un problema di base, il cyberbullo potrà sfogare tutta la sua rabbia e cattiveria infierendo sulla vittima e facendo danni incalcolabili.
Come agisce il cyberbullo?
Tramite un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo di individui attraverso varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può difendersi.
Il bullo può agire, per esempio, pubblicando foto, video o informazioni private della vittima, spargendo maldicenze attraverso sms/mms con il cellulare o con la posta elettronica, oppure mettendo in atto minacce ripetute (dirette alla vittima) tramite il telefonino o gli strumenti elettronici.
Nel bullismo tradizionale l’asimmetria di potere è data dallo squilibrio nella forza fisica tra bullo e vittima o da una supremazia numerica o psicologica nei confronti della vittima. Uno è grande e grosso e prende di mira il mingherlino, oppure una banda di ragazzi prende di mira un unico individuo, rendendolo di fatto una vittima sacrificale. Il più forte fisicamente schiaccia il più debole per affermare la propria superiorità.
Nel bullismo elettronico anche una sola persona, nel chiuso della propria stanza e senza particolari doti fisiche, può compiere atti di bullismo su un numero illimitato di vittime con poche operazioni telematiche.
Il cyberbullismo nei Social colpisce chiunque, non ha confini, può colpire tutti (giovani e adulti), è spietato, crudele, fa male a chi lo riceve, ed è ingiusto. Per questo motivo va sempre combattuto, senza paura.
Come si combatte questo fenomeno e come la Legge tutela le vittime? Molte volte si può fare ben poco poiché molti social hanno sede all’estero…
Partiamo dal concetto che oggigiorno, a seguito di una denuncia per cyberbullismo, si mette in moto un meccanismo che obbliga qualsiasi Social a rimuovere o bloccare determinate azioni entro le 48 ore successive alla segnalazione. Ci possono pensare le Forze dell’Ordine, o l’utente stesso segnalando il tutto al servizio clienti del Social di riferimento, o le persone in carica alla salvaguardia della vittima. Il mio consiglio spassionato è quello di non farsi intimidire dal cyberbullo, e di parlare immediatamente con i propri genitori o qualcuno di affidabile e che abbia autorità, e comunque denunciare il fatto alle autorità competenti. Subito, senza aspettare che le cose peggiorino.
Il cyberbullo deve sapere che non ha terreno fertile, che è stanabile e facilmente rintracciabile dalla Polizia Postale, e che qualsiasi sua azione è perseguibile a termini di Legge.
Per il cyberbullo ci sono solo ore contate. Sempre. È facilmente rintracciabile, soprattutto a seguito di una denuncia. In internet, nei social, nei tabulati telefonici si lasciano sempre tracce, tutte riconducibili alla persona che commette il reato. C’è una legge severa che tutela le vittime, e condanna i cyberbulli (Legge 29/05/2017 n. 71).
Se il cyberbullo è un minore, la legge prevede un Ammonimento da parte del questore: è stata estesa al cyberbullismo la procedura di ammonimento prevista in materia di stalking (art. 612-bis c.p.).
In caso di condotte di ingiuria (art. 594 c.p.), diffamazione (art. 595 c.p.), minaccia (art. 612 c.p.) e trattamento illecito di dati personali (art. 167 del codice della privacy) commessi mediante internet da minori ultraquattordicenni nei confronti di altro minorenne, fino a quando non è proposta querela o non è presentata denuncia, è applicabile la procedura di ammonimento da parte del questore.
A tal fine il questore convoca il minore, insieme ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la responsabilità genitoriale; gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età, o se il minore compie nuovamente il reato. In quel caso si procede alla denuncia penale, e la pena non sarà scontata ma sarà la massima applicabile.
Se il cyberbullo è invece un maggiorenne vige il codice penale (art. 612 bis) per gli atti di atti persecutori (stalking), in caso di condotte di ingiuria, diffamazione, minaccia e trattamento illecito di dati personali.
La pena va da sei mesi a cinque anni ed è valida per chiunque che ha condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
Ovviamente vi sono le aggravanti se la vittima è deceduta. In quel caso subentrano anche altri reati come l’istigazione al suicidio (da 5 a 12 anni).
La fedina penale rimarrà ovviamente «sporca» a vita.
La diffusione di internet e dei social su smartphone ha favorito la crescita del Cyberbullismo?
Si, indubbiamente. Come ho detto prima il cyberbullo vive e diffonde il proprio odio in ambienti Social, oggi più che mai gestiti attraverso una connessione a Internet e grazie all’ausilio di prodotti mobile.
Attenzione, ciò non significa che tutto ciò sia da proibire. I ragazzi vanno educati all’utilizzo dei Social, e devono essere preparati a vivere in un ambiente dove il tessuto sociale è vario, proprio come nella realtà. Di fatto è come accade nella vita di tutti i giorni. Si possono trovare amici, si possono trovare rompiscatole, e si possono trovare malintenzionati. I giovani devono saper riconoscere questi personaggi, e agire di conseguenza. Ciascun Social possiede degli strumenti che permettono di tutelare la propria privacy, e di creare un ambiente sociale piacevole composto di persone con cui ci si relaziona positivamente e serenamente.
Questa educazione deve partire dalle scuole, e continuare anche a casa. I genitori devono supervisionare, in maniera discreta, cosa fanno i propri figli quando sono connessi alla rete, e intervenire qualora si manifestassero situazioni dubbie o comunque sia pericolose per sé e per gli altri.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)