Social anonimi: ma c'è il rischio cyberbullismo
Social anonimi, l'app dell'estate è Sarahah. Ma c'è il rischio cyberbullismo
In vetta alle classifiche iOS e Android, la piattaforma è stata lanciata in inglese appena un mese fa. Creata da un analista petrolifero saudita, nasconde gli stessi rischi di Secret, Yik Yak o Whisper, che nessuno ricorda più
No, non musicale. Ma a livello di applicazioni per smartphone. E, come tutte le hit – in questo caso il paragone riguarda anche quelle musicali – sembra nuova ma non lo è. Si chiama Sarahah, sta scalando da settimane le classifiche dei programmini più scaricati in mezzo mondo sia per iOS che Android, dall’Australia agli Stati Uniti passando per la Gran Bretagna e soprattutto per i mercati arabi e medio-orientali. L'ha messa in piedi il saudita Zain al-Abidin Tawfiq, un analista petrolifero, ed è un social network anonimo. Sì, esatto, qualcosa di simile a quella febbre esplosa tre anni fa intorno a sigle come Whisper, Ask.fm o Yik Yak.
Sarahah si vende come un social network che consente agli utenti di scambiarsi messaggi anonimi. L'idea originaria sembra essere legata al mondo del lavoro: consentire ai dipendenti di fornire ai propri capi opinioni più oggettive. Se non in completa libertà. D'altronde in arabo “sarahah” sta per apertura, schiettezza, onestà. E la vicenda attraverso la quale si è diffusa rappresenta davvero un caso studio per gli appassionati di viralità: partita da pochissimi contatti, ha percorso una strada tortuosa per fare breccia nel mondo arabo e lanciarsi poi nell'ultimo mese verso il resto dei mercati. Parte della scalata forse è avvenuta quando l’app era solo disponibile come sito, cioè in versione desktop, e in arabo: l'applicazione ora va forte in Egitto, Tunisia e appunto Arabia Saudita. La versione in inglese è arrivata solo lo scorso 13 giugno. Da lì l'esplosione, legata anche a Snapchat: nelle Storie ragazzini e adolescenti hanno iniziato a inserire i link ai loro profili su Sarahah e il gioco è partito.
Come in molte situazioni analoghe, è scattato subito l'allarme per le possibili conseguenze nell'uso da parte di minorenni. Le stesse d’altronde che ricordiamo all'epoca di Ask.fm e applicazioni simili. Cyberbullismo e altri fenomeni, come noto, non faticano a fiorire in ambienti anonimi e privi dei benché minimi strumenti di controllo e tutela (anche se qualche filtro sembra sia stato implementato, poca cosa). Con Sarahah non starebbe dunque accadendo nulla di diverso, specie per quanto riguarda l'hate speech, i contenuti e discorsi d'odio scambiati fra un utente e l'altro, da ciò che fiorisce di solito su queste piattaforme.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)