Clinical Chemistry: cannabis, nei consumatori cronici positività nel sangue anche dopo un mese di astinenza
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Cannabis, nei consumatori cronici positività nel sangue anche dopo un mese di astinenza
Pubblicato sulla rivista Clinical Chemistry, il primo studio che determina le concentrazioni di cannabinoidi nel sangue di consumatori cronici di cannabis dopo un periodo prolungato di astinenza. I tempi di permanenza dei cannabinoidi nel sangue di consumatori cronici e in particolare del THC, il principale componente psicoattivo della cannabis, non risultavano infatti ad oggi noti e, secondo gli autori, tali dati possono aiutare nella comprensione della farmacocinetica dei cannabinoidi in questa tipologia di popolazione.
Marilyn A. Huestis del NIDA e colleghi si sono pertanto proposti di esplorare questo aspetto al fine di comprendere meglio come il THC si distribuisca nell’organismo. 30 consumatori cronici di cannabis (maschi, età media 28,3 anni) sono stati dunque reclutati presso un centro di ricerca negli Stati Uniti ed osservati per diversi giorni (fino a 33 giorni). Ai partecipanti allo studio sono stati effettuati prelievi di sangue giornalmente per monitorare la concentrazione di THC, quantificato con un metodo in GC-MS bidimensionale.
Dei 30 partecipanti, 27 erano THC-positivi all’ingresso allo studio con una concentrazione mediana di THC pari a 1.4 µg/L (0.3-6.3). La concentrazione di THC è risultata diminuire gradualmente nel tempo e due soggetti sono risultati ancora positivi al THC (0,3 µg/L) dopo 30 giorni di astinenza. Il 5.0% dei partecipanti è risultato avere concentrazioni di THC superiori o uguali a 1.0 µg/L per 12 giorni. Il metabolita inattivo del THC, il THCCOOH, è stato riscontrato nel 96.7% dei casi all’inizio dello studio, con una lenta diminuzione nel tempo (95.7% e 85.7% dopo 8 e 22 giorni).
In conclusione i cannabinoidi THC, THC-OH (altro componente attivo) e THCCOOH possono essere riscontrati nel sangue di consumatori giornalieri cronici di cannabis per oltre un mese, nonostante l’astinenza dalla sostanza. Tali riscontri, concludono gli autori, risulterebbero in accordo con la durata nel tempo delle variazioni neurocognitive osservate in studi scientifici recentemente pubblicati.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)