L'esperto: fumo passivo dannoso, vietare le sigarette nei dehors
L'esperto: fumo passivo dannoso, vietare le sigarette nei dehors
"Stop al fumo nei dehors di ristoranti e bar". La proposta è di Roberto Boffi, responsabile Pneumologia e Centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori: "Non sarà molto popolare, ma vedo ogni giorno, nel mio reparto, persone malate".
"Ma la salute è prioritaria. Il fumo passivo all’aperto è dannoso per la salute a causa del particolato prodotto dalle combustioni. Una nostra ricerca di qualche anno fa aveva dimostrato che di sera l’aria fosse più inquinata in via Fiori Chiari, a causa dei fumatori ai tavolini o a passeggio, che in una strada trafficata come via Pontaccio. Ai commercianti le cose basta spiegarle bene, e la gente si abituerebbe. E nell’era Covid ci sarebbe una ragione in più per estendere il divieto".
Quale?
"Le polveri fini, come hanno dimostrato altri colleghi, possono essere portatori del virus. Quanto dura questo “trasporto” non è stato appurato. Ma fumando addosso a qualcuno si corre il rischio di veicolare il virus".
Dal 19 gennaio si fuma solo se ci si trova a 10 metri da altre persone alle pensiline dei tram, nei parchi e negli impianti sportivi. Che ne pensa?
"Fino a 10 metri c’è una concentrazione significativa di Pm10, Pm2,5, Pm1 prodotti dalla sigaretta: quella distanza è un gradiente necessario e sufficiente contro il particolato ultrafine. Ma i parchi, come succede a New York, a mio giudizio dovrebbero essere completamente smoking free. Servirebbe anche davvero certezza della sanzione, senza cui anche la migliore delle leggi è svuotata di significato".
La pandemia ha disincentivato chi vuole smettere?
"Secondo un’indagine condotta nel 2020 tra mille pazienti di centri antifumo tra Milano, Vimercate e Verona, circa un terzo di chi ha smesso di fumare da meno di sei mesi ha avuto una ricaduta. Sono tre i fattori che complicano il percorso di disassuefazione: dormire male, soffrire di cattivo umore e appartenere al personale medico-sanitario. Medici e infermieri a causa della pandemia si sono sentiti particolarmente sotto pressione".
Chi si reca al centro antifumo?
"L’età media è 45 anni. Alcuni pensano alla salute iniziando ad avere bassa resistenza agli sforzi. Le donne vorrebbero una pelle più giovane. Ma ci sono anche pazienti inviati da specialisti dopo diagnosi di patologie cardiovascolari, tumori, bronchiti ostruttive. Oltre alla terapia farmacologica nei centri si affianca il counselling psicologico per spezzare la solitudine del fumatore. La percentuale di successo raggiunge il 45%".
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)