Obiettivo generazione no smoking: lotta contro il fumo già sui banchi
Obiettivo generazione no smoking: lotta contro il fumo già sui banchi
I giovani che sperimentano la prima sigaretta lo fanno spesso sotto i 15 anni, soprattutto seguendo il (cattivo) esempio di amici e compagni di scuola.
Per invertire la tendenza gli esperti puntano su progetti di educazione tra «pari»
di Ruggiero Corcella
Sono ancora i giovani, i più vulnerabili alle «sirene» del fumo. Lo dicono i dati del Rapporto 2016 dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (Ossfad) dell’Istituto Superiore di Sanità, che sarà presentato in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, celebrata ogni anno il 31 maggio. Lo scopo dell’iniziativa voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è convincere le persone ad astenersi per almeno 24 ore dal consumo di tabacco, invitandole a smettere di fumare in via definitiva. Nonostante i risultati incoraggianti di questi anni, però, la strada per raggiungere la disassuefazione dal fumo è ancora lunga, anche in Italia, dove l’introduzione nel 2005 della legge Sirchia sul divieto di fumare ha comunque segnato uno spartiacque. Undici milioni di nostri connazionali infatti continuano a fumare. E da oltre 5 anni non si riesce più a ridurre la quota dei fumatori, nè sul versante della prevenzione, nè su quello della cessazione dal tabagismo.
La fascia più a rischio: dai 15 ai 20 anni
Secondo gli esperti, occorre un’azione a più ampio respiro. «Le vere politiche durature sono quelle che coinvolgono tutti gli attori istituzionali, come è accaduto in Australia - sottolinea Roberta Pacifici, responsabile dell’Osservatorio -. Sulla base dei nuovi dati a disposizione possiamo dire che per riuscire ad ottenere una diminuzione davvero importante dei fumatori nei prossimi anni dobbiamo investire molto in prevenzione sulla fascia di età che va dai 15 a i 20 anni, la più a rischio». I numeri sono chiari : il 14% dei ragazzi intervistati nello studio Ossfad-Doxa sperimenta la sigaretta prima dei 15 anni «e questo è davvero preoccupante», commenta Roberta Pacifici. Oltre il 71% inizia tra i 15 e i 20 anni. Quasi l’82% dei giovani intervistati tra i 15 ed i 24 anni fuma meno di 15 sigarette al giorno «che comunque non sono poche - avverte l’esperta dell’Iss -. I giovani si avvicinano a questo prodotto pensando di poterlo gestire e invece non lo gestiranno più. Questa popolazione diventerà assolutamente dipendente e passerà ai consumi tipici riscontrabili nelle altre fasce d’età».
Perché si comincia a fumare
Il discorso vale sia per gli uomini, sia per le donne. Negli anni, infatti, la differenza di genere è venuta meno. Ma perché si comincia a fumare? Il Rapporto Ossfad-Doxa 2016 dice che il motivo principale è l’influenza degli amici, la voglia di emularli. Ed è una costante nel tempo. Anche il recente sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) attraverso l’app Con le sigarette...Meglio Smettere fra gli studenti del biennio delle superiori arriva alle stesse conclusioni: l’80% inizia «perché lo fanno i miei amici e compagni di scuola». L’indagine fa parte della prima campagna nazionale contro il tabagismo lanciata a gennaio dalla società scientifica. «Oltre il 70% dei fumatori prende il pericolosissimo vizio prima dei 20 anni - afferma Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Aiom -. Attraverso questo progetto vogliamo fornire una corretta informazione su tutti i pericoli che si nascondo dietro a ogni singola “bionda”. Le sigarette infatti rimangono uno dei più importanti fattori di rischio oncologico».
Cosa si può fare a scuola
È dai banchi di scuola, dunque, che bisogna ripartire. «La peer education, l’educazione tra pari - rimarca Roberta Pacifici -, resta la chiave per fare prevenzione e attività di tutela della salute dei giovani. Si è visto che l’intervento dell’esperto non è assolutamente efficace, anzi in alcuni è stato dimostrato che può essere anche dannoso. Servono campagne di promozione di stili di vita sani, veicolate attraverso i pari e poi interventi negli ambiti scolastici per creare e formare i leader dei pari che sono i portatori di immagine e devono trainare gli altri ragazzi». In questa direzione vanno una serie di iniziative che coinvolgono il mondo della scuola. La Fondazione Umberto Veronesi sta portando avanti il progetto educativo No smoking be happy, nato nel 2008 per sensibilizzare i giovani sui danni provocati dal fumo al corpo e sui benefici prodotti dallo smettere. A partire da quest’anno, il Ministero dell’istruzione e dell’università - nell’ambito del Protocollo di intesa siglato con la Fondazione - ha deciso di sostenere l’iniziativa e di invitare i docenti delle scuole primarie e secondarie, in occasione della Giornata del 31 maggio, a organizzare una lezione di educazione alla salute contro il fumo di sigaretta con il supporto di materiali educativi, disponibili sul sito di Fondazione Veronesi dedicato alla scuola. «Il materiale, elaborato con la supervisione di un Comitato scientifico di esperti - spiega lo pneumologo Sergio Harari, referente del Comitato - è uno strumento didattico di supporto ai docenti per trasmettere contenuti scientifici e informazioni complete sui danni da fumo di sigaretta, la prevenzione e la promozione di sani e corretti stili di vita. L’auspicio è che la ricorrenza della Giornata mondiale senza tabacco diventi un appuntamento fisso nelle agende delle scuole italiane per fare cultura alla salute e contrastare con forza e convinzione l’abitudine al fumo di sigaretta».
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/16_maggio_27/obiettivo-generazione-no-smoking-lotta-contro-fumo-gia-banchi-3626ac32-23e6-11e6-b229-67fb25338505.shtml
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)