Ohio State University Medical Center: il principio attivo della cannabis e il suo uso terapeutico
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Il principio attivo della cannabis e il suo uso terapeutico
Alla base delle potenzialità terapeutiche della cannabis c’è il suo principio attivo, il Delta-9-tetraidrocannabinolo detto anche Thc. Questi è il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi.
Gli effetti della cannabis sulla salute
La ricerca medica si basa sulle potenzialità di questo principio attivo con evidenze, a livello biomedico, rispetto sulla sua efficacia come analgesico e antidolorifico. È utilizzato come terapia palliativa e in commercio ci sono dei farmaci che si basano sul Thc come principio attivo. Il Sativex è presente in Italia e in altri dieci Paesi ed è utilizzato come farmaco per la sclerosi multipla. Per questa patologia rara per la quale non c’è cura, il Thc ha mostrato la sua efficacia nel contenere alcuni sintomi e limitarne la progressione.
Ci sono poi studi che riguardano l’applicazione del Thc in funzione neuro protettiva. Si lavora a un possibile utilizzo per malattie come la sindrome di Parkinson, anche se ancora non sono stati prodotti dei farmaci.
La cannabis è quindi terapeutica?
A questa domanda non si può rispondere in maniera affermativa senza se e senza ma. In altre parole, l’utilizzo del principio attivo delle cannabis può dare benefici clinici solo attraverso l’utilizzo medico controllato. L’abuso marijuana o l’uso non controllato a livello medico non sono di per sé terapeutici. C’è quindi un a differenza tra cannabis e cannabis medicinale o a uso medico.
Il Thc si lega ai recettori dei cannabinoidi CB1 e CB2 che vengono attivati da composti e sono coinvolti in una vasta gamma di processi fisiopatologici come la modulazione del rilascio di neurotrasmettitore, la regolazione della percezione del dolore, al sistema cardiovascolare, al sistema gastrointestinale e alle funzioni del fegato.
Gli effetti psicotropi noti del Thc ne hanno notevolmente limitato l’uso clinico. Ci sono però recenti progressi farmacologici, basati su nuovi meccanismi di azione, e potenziali applicazioni terapeutiche dei cannabinoidi di origine vegetale non psicotropi contenuti nella cannabis. Particolare enfasi è data alla cannabidiolo, viste le possibili applicazioni che sono recentemente emerse nel processo infiammatorio, nel diabete, nel cancro e nelle malattie neurodegenerative. Il Thc ha invece una funzione antagonista che esercita azioni potenzialmente utili nel trattamento di epilessia e obesità.
È poi conosciuto che la marijuana stimola l’appetito. Questo la porta ad essere utilizzata nei casi di inappetenza in pazienti terminali o in chi fa chemioterapia. Possibile utilizzo anche in casi di anoressia e bulimia. Per queste caratteristiche, però, non ci sono ancora farmaci specifici approvati in quanto gli studi che ne dimostrano l’efficacia e l’assenza di tossicità e di effetti collaterali non sono ancora sicuri.
Sindrome di Alzheimer
Il Professore di Psicologia e Neuroscienze e Virologia Molecolare, Immunologia e Genetica Medica dell’Ohio State University Medical Center Gary Wenk affermato che la marijuana potrebbe funzionare come prevenzione della Sindrome di Alzheimer. Egli ha detto che una sostanza sicura e legale che imita le proprietà della marijuana può lavorare sui recettori ndel cervello per evitare i deficit di memoria nell’invecchiamento. I cannabinoidi sintetici hanno quindi migliorato la memoria nei ratti vecchi.
Artrite
Rispetto al placebo, le medicine a base di cannabis hanno prodotto miglioramenti statisticamente significativi nel dolore in movimento, nel dolore a riposo e nella qualità del sonno.
Asma
La ricerca ha mostrato che fumare marijuana o la somministrazione del suo principale costituente attivo, il Thc, possono esercitare effetti di dilatazione sulle vie respiratorie. Alcuni pazienti asmatici rispondono però a questi composti con una paradossale broncospasmo. I meccanismi alla base di queste risposte contrastanti rimangono irrisolti. Ci sono effetti doppi effetti sulla reattività bronchiale nei roditori: inibizione del broncospasmo e della tosse e broncospasmo quando il tono della costrizione esercitata dal nervo vago viene rimosso.
Epilessia
Il professore associato di Neurologia Donald Gross ha dichiarato che ci sono limitate evidenze di efficacia della cannabis per l’epilessia, anche se molti pazienti la utilizzano perché la considerano ancora un’efficace terapia.
Sclerosi Multipla
Diversi studi sugli effetti della cannabis sulla sclerosi multipla riportano come alcuni pazienti con che fumano marijuana hanno sperimentato un certo sollievo in relazione allo spasmo e al dolore dopo la seconda o terza boccata. Ciò implica un effetto molto rapido.
Dolore
L’efficacia della cannabis per alleviare il dolore è conosciuta da molto e diversi studi hanno trovato che i cannabinoidi hanno effetti analgesici. Infatti, il THC può funzionare anche nel trattamento del dolore da cancro come la codeina, un antidolorifico lieve. I ricercatori attualmente stanno sviluppando nuovi farmaci a base di cannabis per trattare il dolore.
La cannabis è considerata anche per altre patologie come il Morbo di Crohn, il Glaucoma, l’Epatite C, la Nausea da chemioterapia, le Condizioni psicologiche come la schizofrenia, la psicosi, i disturbi bipolari ecc., e la Sindrome di Tourette.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.aciclico.com/salute/possibili-utilizzi-terapeutici-della-cannabis.html
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)