Qual è la diffusione della sigaretta elettronica nel nostro Paese?
Qual è la diffusione della sigaretta elettronica nel nostro Paese?
La diffusione in Italia di questo prodotto è decisamente significativa: con il passare degli anni è andata via via consolidandosi una comunità di acquirenti e utenti, i cosiddetti svapatori. Questo termine deriva dalla parola inglese vaping, e indica in sostanza l’aspirazione del vapore. Il mercato delle sigarette elettroniche è promettente e al tempo stesso florido, dato che si rivolge a una nicchia di consumatori tanto competenti quanto affezionati.
Che cosa prevede la legge in relazione alla possibilità di svapare nei luoghi pubblici?
Un tempo nei luoghi pubblici era possibile svapare e aggirare, in questo modo, il divieto di fumo: anzi, a dir la verità in tanti si erano avvicinati allo svapo proprio per questo motivo. Ora la situazione è un po’ cambiata, visto che i responsabili degli uffici e i gestori di locali sono liberi di consentire o vietare l’uso della sigaretta elettronica. Quest’ultima, invece, non può mai essere utilizzata in presenza di bambini, nelle scuole e negli ospedali. Sul web, comunque, sono numerosi i siti e i forum che si occupano di svapo, così come non mancano gli e-commerce in cui è possibile comprare tutto quello che serve per cominciare a usare le sigarette elettroniche. Questa è la ragione per la quale la normativa in merito è stata modificata e aggiornata con linee guida specifiche relative ai componenti dei liquidi, allo scopo di tutelare la salute di chi svapa e di chi non svapa.
Le sigarette elettroniche fanno male?
Rispetto alle sigarette classiche, quelle elettroniche di sicuro fanno meno danni. Tuttavia non sarebbe corretto sostenere che esse siano del tutto innocue. Di certo, però, gli studiosi sono concordi nel ritenere che le e-cig, rispetto al consumo standard di sigarette e in generale prodotti del tabacco, garantiscono una notevole riduzione del danno non solo per chi fuma, ma anche per le persone che stanno vicino al fumatore. Secondo quanto affermato dalla Cancer Research UK, mettere da parte le sigarette tradizionali e optare per quelle elettroniche assicura già dopo sei mesi un calo drastico delle sostanze cancerogene che si trovano nell’organismo umano.
Quali sono le opinioni degli studiosi?
Una voce autorevole è senza dubbio quella del compianto Umberto Veronesi: quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità si era opposta alla bocciatura delle sigarette elettroniche, lui si era dichiarato contrario a questo provvedimento. Non solo: lo scienziato italiano aveva dichiarato che se si fosse riusciti a eliminare dalle sigarette il tabacco ci sarebbe stata la possibilità di far sparire il tumore ai polmoni.
È corretto sostenere che con la sigaretta elettronica sia possibile smettere di fumare?
Non bisogna commettere lo sbaglio di ritenere che le sigarette elettroniche siano la panacea di tutti i mali, ma d’altro canto non sarebbe corretto demolire la loro reputazione. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. La sigaretta elettronica può essere utilizzata quando e come si vuole, a condizione che ci si informi a proposito di cosa si svapa e, quindi, si sia consapevoli dei prodotti che meritano di essere scelti. Non ha senso trasformare una e-cig in un gadget elettronico comprato per moda e poi lasciato in un cassetto dopo pochi giorni perché inutilizzato. Di sicuro, in questo momento la sigaretta elettronica rappresenta il più efficace dei metodi a cui si possa ricorrere per smettere di fumare: è migliore sia dell’agopuntura che del cerotto.
Quante sono le persone che fumano in Italia?
Le stime più recenti parlano di circa 11 milioni e 700mila persone che fumano sigarette classiche: di questi, più di 6 su 10 hanno intenzione di smettere, ma nella maggior parte dei casi non ci riescono. Sono 1 milione e 300mila, invece, i soggetti che fumano le sigarette elettroniche; quasi il 70% di loro fuma anche le sigarette classiche. Come si può intuire, pertanto, il vero rischio è che con le e-cig non si smetta di fumare ma al contrario si raddoppi l’abitudine: si parla a questo proposito di fumatori duali, proprio per indicare chi fuma sia le sigarette classiche che quelle elettroniche. Tra gli svapatori, solo 1 su 4 afferma di aver ridotto la quantità di sigarette classiche fumate. Poco meno del 15%, invece, sostiene di aver accantonato in modo definitivo i prodotti del tabacco, che uccidono ogni anno 70mila persone. Le sigarette elettroniche sono decisamente meno pericolose rispetto a quelle classiche, in quanto esse non prevedono l’esposizione agli idrocarburi policiclici aromatici che derivano dalla combustione. Non ci sono neppure sostanze caratterizzate da un potenziale cancerogeno elevato e da un alto livello di tossicità, ma questo non vuol dire che le e-cig siano del tutto esenti da rischi.
Quali sono i rischi? È vero che ci sono metalli che vengono inalati?
Se è vero che le sigarette elettroniche non possono essere considerate cancerogene come quelle classiche, è altrettanto vero che il glicole propilenico che si trova nei liquidi è comunque pericoloso. A lanciare l’allarme è l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro; secondo alcune ricerche, una prolungata inalazione potrebbe provocare tosse e irritazione delle vie aeree, ma anche riniti e asma, pur in rari casi. Il vero pericolo connesso alle sigarette elettroniche, però, è quello correlato al nichel, un metallo a cui sono allergiche numerose persone. In genere l’allergia provoca un’irritazione a livello della pelle, ma al momento non si è ancora consapevoli delle conseguenze che possono derivare dall’inalazione di un vapore ad alta temperatura che contiene sostanze di questo tipo.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)