Rossel Park Center Institute: studio sulla pubblicità e il tabacco
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Pubblicità e tabacco. Una questione di codice
La divisione per il controllo del tabacco dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato gli stati membri a introdurre
misure per bandire la pubblicità delle sigarette poiché è stato dimostrato che, la vista dei vari prodotti per tabagisti,
comporta ulteriori stimoli al loro consumo da parte della popolazione.
Lo studio che evidenzia questo aspetto è stato condotto da un gruppo di ricercatori del Rossel Park Center Institute di
Buffalo (USA) ed ha analizzato gli effetti a breve e lungo termine delle restrizioni pubblicitarie attuate in paesi quali il
Regno Unito, il Canada, l'Australia e gli Stati Uniti su diverse fasce socioeconomiche di popolazione. Ai partecipanti veniva
richiesto di rispondere ad un sondaggio telefonico mirato a valutare l'impatto psicosociale e comportamentale di varie
politiche di controllo dell'esposizione mediatica al tabacco nei vari paesi. Nel complesso, il bacino campione è stato di
oltre 21,000 persone intervistate annualmente nel periodo compreso tra il 2002 ed il 2008.
Per ogni paese sono stati analizzati i cambiamenti del livello di consapevolezza dei messaggi pubblicitari percepiti a
seconda dei provvedimenti che venivano intrapresi dai singoli governi. Quello che si è visto è che le regole più severe, una
volta implementate a quelle già esistenti, venivano associate ad una significativa diminuzione degli input a fumare e che il
rispetto delle nuove normative, registrava i livelli più alti immediatamente dopo l'entrata in vigore delle nuove normative.
E' emerso inoltre che, l'esposizione ai messaggi mediatici interessava tutte le fasce socioeconomiche della popolazione .
Questo perché, come spiega lo studio, alcuni canali di comunicazione utilizzati dalle compagnie del tabacco come i giornali
oppure i supermercati dove in alcuni paesi la vendita del tabacco è ancora permessa, colpiscono un target molto alto di
consumatori.