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Tumore della vescica sottovalutato: il fumo tra i fattori di rischio

Tumore della vescica sottovalutato: il fumo tra i fattori di rischio
 

Tumore della vescica sottovalutato
È legato a fumo e sostanze chimiche

Ogni anno colpisce 27mila italiani. Le richieste alle istituzioni di associazioni
dei pazienti e società scientifiche: più informazioni ai cittadini sui fattori di rischio,
lotta al tabagismo, ridurre l’esposizione a sostanze cancerogene nei luoghi di lavoro

Ogni anno in Europa si ammalano di carcinoma della vescica oltre 175mila persone, nel nostro Paese circa 27mila. Sono circa 254mila gli italiani che vivono dopo la diagnosi, 50mila in età lavorativa. Ma questa patologia è ancora sottovalutata tanto che ad oggi non esistono misure di diagnosi precoce. L’anno scorso l’associazione europea dei pazienti (ECPC-European Cancer Patient Coalition) ha realizzato un “Libro Bianco dei tumori della vescica” per sensibilizzare Commissione e Parlamento europeo. Ora arriva la versione italiana, presentata a Roma su iniziativa di F.A.V.O. (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), con la collaborazione di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), SIU (Società Italiana di Urologia), SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica), Fincopp (Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico) e Associazione PaLiNUro (Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali), con il contributo non condizionante di Ipsen e di Roche.
Fattori di rischio

Il fumo, ricorda il documento, è la causa più importante nello sviluppo del carcinoma della vescica con percentuali che, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si aggirano intorno al 40-70% di tutti i casi. Un altro fattore di rischio elevato è l’esposizione nei posti di lavoro ad alcune sostanze chimiche (coloranti, diserbanti, idrocarburi, polveri e fumi metallici): il 21-27% dei carcinomi della vescica nella popolazione maschile e l’11% in quella femminile sono da attribuirsi a cause professionali. Il White Paper raccomanda, in particolare, un impegno costante da parte dei Paesi Ue nella lotta al tabagismo con la promozione di campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione, la riduzione e un maggior controllo all’esposizione di sostanze chimiche cancerogene nei posti di lavoro. 

 

Campanelli di allarme

Come per le altre forme di tumore, è indispensabile la diagnosi precoce: per 8 pazienti su 10 la sopravvivenza a cinque anni aumenta se la malattia viene diagnosticata in fase iniziale, a fronte di 1 paziente su 10 nel caso di diagnosi in stadio avanzato. Un ostacolo alla diagnosi precoce è dato dall’eterogeneità dei sintomi che non sempre vengono riconosciuti. Resta cruciale la figura del medico di medicina generale che deve essere in grado di riconoscerli. «Il primo campanello di allarme - spiega Andrea Necchi, del dipartimento di oncologia medica della Fondazione Irccs-Istituto nazionale dei tumori di Milano - è l’ematuria, ovvero il sangue nelle urine. In questi casi è bene parlarne subito col medico di famiglia in modo da avviare le indagini necessarie. Anche in questa forma di tumore, poi - sottolinea Necchi - la migliore forma di prevenzione è smettere di fumare».

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/17_febbraio_02/tumore-vescica-sottovalutato-legato-fumo-sostanze-chimiche-1d7c3e26-e930-11e6-a8f8-54e176c3e58c.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)