Università del New South Wales: la cannabis terapeutica non riduce il dolore cronico non oncologico
La cannabis terapeutica non riduce il dolore cronico non oncologico
La marijuana per uso medico non funziona come analgesico nei casi di pazienti non affetti da cancro, né riduce il ricorso agli oppioidi. La ricerca di un farmaco che possa fornire una soluzione con pochi effetti collaterali si fa ancora più complessa.
La marijuana medicinale può poco o nulla contro il dolore cronico non oncologico, cioè non associato a tumori, ma protratto per mesi o anni. Lo ha stabilito una ricerca australiana pubblicata su The Lancet Public Health, la più lunga analisi comunitaria sugli effetti analgesici della cannabis in pazienti in trattamento con farmaci oppioidi, durata 4 anni ed effettuata su un campione di 1.514 adulti.
Lo studio è stato condotto dal National Drug and Alcohol Research Centre (NDARC) dell'Università del New South Wales a Sydney sui pazienti coinvolti nel progetto POINT (Pain and Opioids IN Treatment), che indaga gli effetti dei farmaci oppioidi sul dolore cronico non oncologico.
Caccia aperta. Trovare un'alternativa a questo tipo di trattamento, che induce facilmente dipendenza (l'abuso di oppioidi è responsabile, soltanto negli USA, della morte, per overdose, di oltre 115 persone ogni giorno), è ormai di importanza vitale. Senza contare che il dolore cronico è una condizione debilitante spesso associata a problemi fisici e mentali, contro la quale, per la maggior parte delle persone, non esiste un'unica soluzione terapeutica definitiva.
I partecipanti che durante lo studio hanno fatto uso di cannabis, indipendentemente dalla frequenza con cui l'hanno assunta, hanno riportato in più occasioni maggiore dolore percepito, più alti livelli di ansia, minore capacità di sopportare il dolore e la sensazione, più degli altri, che il dolore interferisse nella loro vita quotidiana. Non si sono trovate prove del fatto che la marijuana terapeutica lenisse il dolore cronico non oncologico, né che portasse a una minore interferenza del dolore nelle attività quotidiane, o a una riduzione dell'uso di oppioidi (indipendentemente da fattori come l'età, il dolore di partenza percepito o la quantità più o meno massiccia di oppioidi assunti).
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)