Università di Wollongong (Australia): correlazioni fra consumo di cannabis e rischio di demenza
Università di Wollongong (Australia): correlazioni fra consumo di cannabis e rischio di demenza
Una ricerca australiana rivela che il cervello dei consumatori cronici di cannabis diventa meno efficiente, manca di usare i
percorsi neurali piu' diretti ed e' esposto ad un maggior rischio di demenza. Lo studio dell'universita' di Wollongong,
presentato ad un convegno della Societa' per la ricerca medica, indica peraltro che il cervello degli assuntori della droga,
col tempo e l'assuefazione, si adatta e tende a tornare ad un normale funzionamento.
Il gruppo guidato dallo psicologo clinico Robert Battisti ha monitorato con scintigrafia l'attivita' cerebrale di 24
assuntori cronici di cannabis, mentre memorizzavano liste di parole ed eseguivano altri test cognitivi, e ha confrontato i
risultati con quelli di un gruppo paragonabile di non consumatori. I consumatori sono stati esaminati quando non erano
intontiti dalla droga, in modo da misurare solo il suo effetto residuo sul cervello, e sono emersi due modelli molto
differenti di funzionamento cerebrale tra i due gruppi. In particolare, il profilo dei consumatori e' risultato molto simile
a quello emerso in un altro studio, di individui predisposti alla demenza in eta' avanzata.
Un analogia e' quella di un automobilista che viaggia tra due citta' collegate da un'autostrada. Il cervello di un
consumatore cronico raggiunge la destinazione dopo varie deviazioni in strade secondarie, con un viaggio piu' lento e piu'
arduo', ha spiegato Battisti ad un convegno dell' Australian Society for Medical Research. L'effetto e' di sovraccarico sul
cervello, che consuma una maggior quantita' di risorse neurali, accelerando il declino legato all'eta'.
Il Thc, agente attivo della canapa indiana, si accumula nel grasso corporeo, da cui lentamente entra nel flusso sanguigno, e
per questo i consumatori cronici continuano ad essere esposti a livelli lievi ma costanti di Thc. La ricerca e' stata
condotta su volontari fra 18 e 50 anni, e una conclusione positiva e' che il cervello di alcuni consumatori piu' anziani
mostrano di essersi adattato all'esposizione alla cannabis, tornando a modelli di funzionamento piu' normali.