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«Dottore mi aiuti, mio figlio si droga»

«Dottore mi aiuti, mio figlio si droga»

«Dottore mi aiuti, mio figlio si droga»
Mille ragazzini veneti in cura ai Serd

Crolla a 11 anni l’età del primo approccio con alcol e stupefacenti. Il ruolo dei genitori

VENEZIA Arrivano quando proprio non ce la fanno più. Sono esasperati, disperati, spaventati. Trascinano a forza davanti al medico adolescenti arrabbiati, ostili, anche violenti. O li lasciano a casa e dal medico ci vanno loro, mamme e papà di ragazzini che hanno solo 13, 14, 15 anni e già fanno abuso di alcol e droga. Storie di ordinaria quotidianità per i 38 Serd (Servizi prevenzione devianze e tossicodipendenze) del Veneto, che nel 2015 (ultimi dati della Regione) hanno seguito 24.534 utenti. Il 5%, cioè 981, ha un’età compresa tra 15 e 19 anni, ma è solo la punta dell’iceberg. «Negli ultimi anni vediamo ragazzi sempre più giovani — conferma il dottor Marcello Mazzo (Usl Polesana), coordin a t o r e r e g i o n a l e d e i responsabili dei Serd —. Qualcuno da solo ma nella maggioranza dei casi portati dai genitori che non sanno più cosa fare, o segnalati dalle prefetture oppure dalle scuole perché trovati in possesso di droga durante i controlli delle forze dell’ordine. Proprio due giorni fa mi è stato richiesto un consulto prima in Pediatria e poi in due consultori fami l i a r i , p e r t r e mi n o r i . Purtroppo l’età dell’iniziazione ad alcol, fumo e stupefacenti si è abbassata (a 11 anni, secondo il report di ottobre dell’Istituto superiore di Sanità, ndr) e spesso i ragazzini si lasciano andare a un policonsumo. Ma non sono quasi mai dipendenti, assumono queste sostanze nei weekend, alle feste, in discoteca».

Prima si interviene e più facile è recuperarli senza ricadute. A tale scopo i Serd si stanno riorganizzando, per rendersi appetibili anche ai giovanissimi, che appunto non ci vanno perché non si considerano «drogati». «Abbiamo ambulatori dedicati con medici, infermieri, psicologi, educatori e assistenti sociali — spiega Mazzo — l’approccio dev’essere multidisciplinare. E’ il modello veneto, che si è rivelato vincente». «Certo, se avessimo più risorse e più personale potremmo fare ancora meglio — rivela il dottor Andrea Vendramin, direttore del Serd di Padova, con 1500 utenti all’anno il più grande del Veneto — ora facciamo salti mortali per evitare liste d’attesa. La Regione corrisponde 25 milioni di euro l’anno per Serd e comunità terapeutiche (sono 36, ndr), ma i finanziamenti per i progetti non ci sono più. Quanto ai giovanissimi, assumono alcol, soprattutto, e droghe per emulazione, per non sentirsi diversi. E anche perché li trovano facilmente e a prezzi stracciati». Secondo l’Osservatorio regionale sulle Dipendenze il costo di alcuni stupefacenti molto diffusi, come la cocaina, è sceso, anche perché vengono spacciate dosi ridotte proprio per renderle più fruibili soprattutto ai più giovani (12/14 anni).

«Ormai non si sa cosa davvero ci sia dentro alla cocaina, all’hashish o alla marijuana, per non parlare delle droghe sintetiche comprate anche su Internet, perciò il pericolo aumenta — avverte Vendramin —. Quando i genitori si rivolgono a noi, con o senza i figli, affrontano un colloquio con le assistenti sociali, che inquadrano il contesto familiare e sociale nel quale il minore vive. Se è disastroso avvertiamo i Servizi sociali e, nei casi più critici, il Tribunale dei minori, altrimenti procediamo. Spesso questi adolescenti non hanno bisogno di una terapia farmacologica o psicologica, ma di una pacca sulla spalla. Cioè di parlare con il medico, che spiegando come tutelare la salute riesce a recuperarli e a evitare recidive».

(...omissis...)

 

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2017/17-febbraio-2017/dottore-mi-aiuti-mio-figlio-si-droga-mille-ragazzini-veneti-cura-serd-2401294562324.shtml

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)