Malati di gioco, spesso anche cocainomani: per la prima volta le vittime chiedono aiuto al Sert
Termoli. Per gli operatori del Sert di Termoli vedere improvvisamente “drogati” da gioco d’azzardo bussare alla porta della struttura di via del Molinello in cerca di aiuto è stata una sorpresa. «Fino all’anno scorso, vale a dire il 2016, era un fatto rarissimo e addirittura assente. Tanto che ci siamo chiesti spesso come fosse possibile che il dato, a livello nazionale e anche regionale fosse così allarmante mentre qui non si registrava alcuna richiesta di aiuto». Il dottor Felice Simone, responsabile Sert, non ha dubbi: «Venti richieste di aiuto per uscire dalla dipendenza del gioco arrivate nei primi mesi del 2017 sono, a nostro avviso, un fatto positivo. Perché certificano il pericolo, testimoniano in maniera chiarissima che siamo passati da un fenomeno completamente sommerso a una consapevolezza della dipendenza>.
Una dipendenza che ha i numeri di una guerra, anche se non fa morire: il 15 per cento dei giocatori è a rischio dipendenza e secondo uno studio dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, tra i 15 e i 17 anni il 41 per cento dei maschi e il 30 per cento delle donne scommette usando telefoni cellulari. Fra gli adulti, ma anche fra i giovani, sono innumerevoli i casi di chi si gioca lo stipendio, finisce sul lastrico, si indebita, rovina se stesso e la famiglia stando incollato dalla mattina alla sera alle macchinette.
Tra tutte le dipendenze, è la più subdola (insieme con l’alcol) perché il gioco d’azzardo è legale, e ampiamente sostenuto da messaggi promozionali che invitano a sperimentarlo e invogliano ad avvicinarsi alle videolottery e al sistema dei Gratta & Vinci, per esempio. In Italia il gioco ha raggiunto un fatturato di 100 miliardi di euro, praticamente è la quarta azienda italiana per fatturato. Un dato che lascia interdetti ma non sorprende gli “addetti ai lavori”: nel 2015 gli italiani hanno speso 25 miliardi di euro in slot machine, 22 miliardi in videolottery e un miliardo in scommesse virtuali. E in Molise, regione ad altissimo rischio, i dati sono ancora più allarmanti: il 57,5 per cento della popolazione è vittima del cosiddetto “vizio del gioco”.
Un vizio che può fin troppo facilmente degenerare in patologia, che colpisce più gli uomini delle donne, e che vede in pericolo tutte le professioni, le estrazioni sociali e tutte le età. Anche se sono soprattutto le persone tra i i 20 e i 40 anni a chiedere aiuto. «E’ il momento della vita in cui si è più esposti alla dipendenza» chiarisce il dottor Simone, precisando che anche nel caso dell’abuso da stupefacenti e in modo particolare da cocaina quella è l’età nella quale sono compresi i pazienti del Sert.
D’altra parte gioco e cocaina vanno a braccetto. «Una dipendenza isolata è più rara e In genere il gioco d’azzardo è associato con alcol e cocaina che precedono e fanno accadere il gioco d’azzardo creando una maggiore disinibizione nella persona».
E’ una relazione pericolosa quella tra le slot machine e la droga, cocaina in modo particolare, che sul cervello agisce con un impulso assai simile a quello del gioco. Il giocatore d’azzardo infatti – è dimostrato - prova piacere indipendentemente dal guadagno o dalla perdita e su di lui il fatto stesso di giocare ha un potenziale di "uncinamento" assai simile a sostanze come la cocaina.
«Verissimo – conferma Felice Simone – perché riscontriamo che una dipendenza da gioco isolata è più rara. In genere le vittime di questo fenomeno sono anche dipendenti da alcol e cocaina, sostanze disinibenti che in qualche modo fanno accadere il gioco, lo favoriscono e creano nel cervello i presupposti per giocare. Vincere denaro non c’entra molto, la molla che accende il desiderio è un’altra, la stessa delle droghe».
«La base neuro-fisiologica è la stessa – sintetizzano gli esperti - perché le strutture cerebrali implicate nel gioco d’azzardo patologico e le sostanze rilasciate e maggiormente disponibili legate alle sensazioni di piacere (dopamina) e le forti pulsioni verso il gioco ci mostrano uno scenario molto simile alla dipendenza da sostanze stupefacenti, anche in relazione alle diminuite capacità della corteccia prefrontale, cioè la struttura del cervello che modula gli istinti e ci fa prendere decisioni vantaggiose».
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=26170
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)